LIMITI
Chiunque ha talento. Ciò che è raro è il coraggio di seguire quel talento nel luogo oscuro a cui conduce
Erica Jong
Cos'è un limite?
Un limite è qualcosa che NON puoi fare, non importa quanto tu t'impegni, quanto tu spenda in quella direzione, ne quanto danaro tu getti nell'impresa, semplicemente, non puoi arrivarci.
Ovviamente nessuno di noi nasce con scritto quali sono I propri limiti, vostro figlio non avrà una targhetta con scritto “Non correrò mai I 100 metri in meno di 10 secondi”, magari si appassionerá all'atletica, si specializzerá nei cento metri, e magari arriverá a correrli in 10:05.
Ebbene, quello sará il suo limite, non importa quello che faccia, NON PUO' SUPERARLO, a meno di un intervento esterno, chiaramente.
Potrebbe esistere una sostanza capace di modificare la muscolatura, oppure una droga che aumenti la sua capacità di reazione al via, qualcosa in ogni caso che non abbia origine da lui stesso.
Quindi in ogni caso, esauriti gli “aiuti” esterni, rimane il fatto che dobbiamo inevitabilmente rapportarci con I nostri limiti, volenti o nolenti.
La storia è piena di esempi di personaggi che sono stati incapaci di riconoscere il proprio limite, Muhammed Ali ad esempio incontro il proprio mentre tentava di riconquistare per la quarta volta il titolo mondiale,
era troppo vecchio, e non combatteva da troppi anni, venne massacrato.
Massacrato dai primi segni del Parkinson, di cui era corresponsabile, per aver preso troppi pugni in testa.
Napoleone incontro il proprio limite a Waterloo, incarnato negli eserciti della "settima coalizione", Cesare venne ammazzato nel pieno della sua foga espansionistica, ucciso proprio per evitare che potesse ottenere ancora piú potere.
Se avesse deciso di fermarsi prima, probabilmente sarebbe sopravvissuto.
Maradona smise di essere Maradona dopo essere stato trovato positivo alla Cocaina a Usa 94, hitler venne sconfitto dalla sua fame di potere: se non avesse tentato di conquistare la Russia e avesse offerto una pace onorevole, ora la lingua europea ufficiale sarebbe il tedesco.
Il fatto che le grandi persone spesso fracassino clamorosamente contro I loro limiti potrebbe portare voi, comuni merdine, a pensare che: “visto che capita a loro, chissá quanto spesso falliscono le persone comuni!”
Cosi non è care le mie testine di letame pressato, le persone comuni tendono invece a fermarsi molto prima di raggiungere il proprio limite, le persone normali generalmente smettono di avvicinarsi al proprio limite quando arrivano le prime sconfitte, quando quello che fanno diventa piú difficile, potrebbe essere il rifiuto di un libro da un editore, un no di una ragazza, un licenziamento magari.
FERMARSI PRIMA DEL VIA
In qualsiasi attivitá ci sono dei gradienti di difficoltá che diventano sempre piú esclusivi, ovvero se magari il 95% della popolazione è capace di correre un chilometro, il 30% riesce a correre dieci km, e l'1% è capace di correrne quaranta, lo 0,1 riesce a correrne 40 con un tempo inferiore alle tre ore e mezzo.
Quando facevo atletica, mi capitava spesso di arrivare ad un punto in cui correre diventa doloroso, generalmente questo succede attorno all decimo chilometro, ci si sente le gambe flaccide e le ginocchia inizino a cedere, per qualche minuto ci si vuole fermare , tanto è il malessere.
Ma poi si scopre che se non ci si ferma il malessere passa, e che addirittura viene sostituito da un piacere nuovo: una sferzata di endorfine ci premia per il nostro coraggio.
Se non avessi resistito la prima volta a quel dolore, non avrei mai scoperto che era possibile superarlo, e sarei rimasto nella fascia di quelle persone capace di correre al massimo per quaranta minuti.
Ora questo non mi trasforma certo in superman, ma esemplifica bene il meccanismo di cui sto parlando, e sapete che è la verità, perchè certamente anche voi ne avete fatto esperienza.
Cosa distingue allora noi poveri stronzi dai grandi uomini? Il fatto che loro, almeno in un determinato campo non si sono MAI arresi, hanno tentato di superare qualsiasi difficoltá pur di ottenere quello che volevano, qualsiasi cosa fosse, se venivano sconfitti consideravano la sconfitta una lezione, e imparavano, miglioravano.
Questa stessa insistenza ovviamente è sia la ragione del loro successo che della loro rovina, visto che sono impossibilitati ad arrendersi, non riconosceranno il momento giusto per fermarsi, e faranno una fine tragica, e sapete perché?
Perchè hanno scelto di non arrendersi mai, qualsiasi cosa fosse accaduta.
Questo ovviamente non significa che qualsiasi stupido testardo sia un grande uomo ovviamente.
La storia umana è ributtantemente piena di individui che, convinti di valere qualcosa hanno continuato a dare testate nel vano tentativo di raggiungere il successo, il grande fratello è l'incarnazione perfetta di questa razza di inutili merde umane.
La persona grande possiede oltre alla dedizione, anche un altra caratteristica, la COMPETENZA; questa sconosciuta.
Altrimenti immaginatevi un Fermi che cerca di entrare nei laboratori del progetto Manhattan, senza avere la minima idea di cosa sia un protone, avendo frequentato solo la terza elementare nel paesino di Tuoro sul Trasimeno
“EHI!! FATEMI ENRARE! SONO ENRICO FERMI! RIVOLUZIONERÒ LA FISICA!”
E Oppenheimer dall'ultimo piano del palazzone che gli grida:
“Quanto fa due per due!?”
“centoventotto!millessedici! alla seconda! NON LO SO! Ma fatemi entrare! RIVOLUZIONERÒ LA FISICA!”
“Certo certo signor fermi, rimanga li per favore eh”:
“e voi liberate I dobermann adesso”
“Rivoluzionerò la fisicaaaaaaaarrrrrgGGGGHHHHHHHHHHHHHH!!!! CANE DI MERDA!! AHHHHHHH!!! lasciatemi! NON SONO PAZZO!”
E ciao ciao Enrico fermi.
Le grandi figure storiche, in conclusione, sono sempre delle figure tragiche,.
Una tragedia è una tragedia, non perchè capiti qualcosa di terribile al protagonista della storia, quanto per il fatto che il protagonista della storia tragica, non può fare nulla per impedire questo qualcosa
Allo stesso modo il sorgere e il cadere di un grande personaggio, sono legati a doppio filo.
La stessa forza che portò al potere collaborò alla loro distruzione.
Se l'unico obbiettivo accettabile è la vittoria, la sconfitta può significare SOLO la morte, lasciando noi basiti di fronte a tanta coerenza.
E la morte di queste persone ci permette di immedesimarsi in qualcuno che ha vissuto pienamente la propria natura, senza fermarsi dietro qualche freddo calcolo.
Ecco perchè ti auguro, amico, di poter riconoscere il tuo talento e seguirlo fino alla morte.
kurdt
Credo di averne individuato uno o due, molto tempo fa. In tempo per bruciarmeli.
RispondiEliminaFammi entrare. Rivoluzionerò il tuo soggiorno. Se c'è abbastanza coca.
RispondiElimina[il passaggio della combustione muscolare aerobica ad anaerobica è sempre un po' dolorosa]...ma visto che il mondo non è né bianco né nero ma bensì grigio sporco c'è una terza via percorribile "sul filodel confine ", ovvero c'è chi riesce (con una sfortuna sfacciata) a flirtare con i propri limiti senza mai oltrepassarli...
RispondiEliminaCoca c'è n'è poca, ma tanto non ho il soggiorno.
RispondiEliminaBeh bravi loro, ma se non rischi di oltrepassarli come fai a sapere che non sono i tuoi limiiti assoluti?
RispondiEliminaSpero proprio di no :)
RispondiEliminanell'ambito delle scienze umane non esistono limiti assoluti :-)
RispondiEliminaEsatto!
RispondiEliminaQuindi per essere sicuro che quello sia veramente il tuo limite, devi provare, fino all'inevitabile fracasso finale.
l'arte consiste quindi nel nascondere il fracasso finale :-)
RispondiEliminaSono *estremamente* sensibile alla relazione tra sviluppo del talento e verzura dell'età. Concedo il beneficio del dubbio, ma ci credo poco.
RispondiEliminaDipende da cosa si parla, se hai trent'anni sei uno sportivo vecchio, eppure sei nello stesso tempo un giovanissimo scrittore.
RispondiEliminaDipende da cosa si parla.
Non credo, basta leggere un po' di biografie di ggente famosa per rendersi conto che l'età in cui si dà sviluppo a un talento è sempre verde. Fa eccezione solo la scrittura creativa, e solo in pochissimi casi. E non è un talento che ho trovato in me.
RispondiEliminaNonnò, li ho proprio bruciati.
una volta un saggio disse: tentare è il primo passo verso il fallimento.
RispondiEliminaOk, ma arrendersi senza neppure tentare significa fallire.
RispondiEliminaE poi cosa importa fallire?
L'importante è fare quello che si vuole fare.
Nelle biografie generalmente devi considerare il bias per cui si cerca la precocità in quello che uno stava facendo.
RispondiEliminaVoglio dire, poi uno deve fare quello che gli piace, anche se non diventerà il dio in quel campo.
Fanculo a dio, e fai ciò che più ti piace, dopotutto non hai che questa vita per farlo.
Credo.
Nel senso che il biografo si mette a cercare a tutti i costi la precocità? Po' esse...
RispondiEliminaVa beh, aggiungo un'altra tacca alle molte che ho segnato ogni volta che ho discusso con qualcuno del problema e mi è stato risposto di fare le cose lo stesso =D
Non fraintendermi, io non ti dico di fare lo stesso qualcosa, ti dico che se qualcosa ti piace, fanculo il talento, falla lo stesso, ma mi sembra talmente ovvio che non avrei dovuto scriverlo, probabilmente.
RispondiEliminaSottovaluti il potere istupidente delle nevrosi, temo ^^'
RispondiEliminaDi solito le nevrosi, se non sfociano in una psicosi bell'è buona, sono carburante.
RispondiElimina:)