C'era una volta un uomo di coccio, era
nato proprio così, della stessa materia dei vasi.
Sua madre partorì normalmente, come
partoriscono tutte le donne, ma quando l'ostetrica le passo il
bambino, s'accorse che il bambino non era roseo com'era lecito
aspettarsi, ma rosso color della terra.
E anche la consistenza del bambino non
era quella morbida e grassoccia di tanti altri ma era solida e
rossiccia. E un po' impolverata.
Il bambino era cresciuto come tutti gli
altri, era andato a scuola come tutti gli altri, ma nessuno lo aveva
voluto come compagno di banco, perchè ogni volta che si girava
faceva volare qualche dente, e visto che era anche sbadato, capitava
piuttosto spesso.
Non gli piaceva nemmeno parlare, non
parlava infatti che con le cose, parlava con i rametti raccolti nel
bosco, le pietre, i muri e i pali della luce erano ottimi
interlocutori, schifava invece gli umani, che non capivano bene il
suo tono di voce bronzeo e gutturale, e a volte quando si avvicinava
lo cacciavano a colpi di pietra, che risuonavano sulla sua pelle
dura con un “Gong”.
Il colore della pelle lo aveva
ripreso da suo padre, ch'era di roccia invece che di coccio, e
sicuramente aveva avuto una certa parte nel suo bizzarro destino.
Gli piaceva leggere però, e scrivere
anche, sua madre, donna compassionevole e saggia, aveva deciso di
insegnargli a farlo in tenerissima età, quasi per compensare la
deformazione che lo appestava.
Il risultato era comico, un uomo di
coccio, che non sapeva parlare, ma che riusciva a comunicare solo con
parole scritte, aveva imparato ad esprimersi in qualche modo. Sembrava ai più come un sordo che avesse imparato il linguaggio dei
segni, o un cieco dotto dell'alfabeto braille.
Il bambino di coccio cresceva, la gente
aveva scoperto che sulla sua pelle si poteva scrivere molto bene, e
quello che si scriveva o disegnava sopra restava impresso molto a
lungo, così, a volte alcuni curiosi si avvicinavano a lui con un
pennello e si mettevano a dipingere, dichiarazioni d'amore, che lui
restituiva entusiasta, scene di guerra, che un po' lo spaventavano.
Altri ancora solo insulti, come sui muri alla stazione.
La sua pelle dopo un po', aveva
cominciato ad assomigliare ad un murales, o un colossale tatuaggio. Alcuni
disegni non gli piacevano per niente, e allora tentava di cancellarli
in tutti i modi, uno in particolare non voleva proprio andare via,
era un cuore dipinto con la vernice indelebile sullo sfondo di una
bella spiaggia caraibica.
In tutti i modi aveva provato ad
eliminarlo, con l'alcool, i solventi, s'era anche gettato,
completamente nudo nell'acqua del lago, ma l'unico effetto era stato
un forte raffreddore. E per gli uomini di coccio i raffreddori
possono essere una cosa molto seria.
aveva deciso di viaggiare per paesi
lontani, in modo da dimenticare il suo, dove si sentiva un po' solo,
aveva incontrato i lapponi del nord, che avevano provato a gettarlo
nella neve fredda, nella speranza di ripulirlo, aveva attraversato il
deserto con le carovane degli uomini azzurri, che lo avevano
ricoperto di sabbia. Aveva anche scalato le montagne rocciose del
Tibet, in cerca di una maniera per cancellare tutti quei disegni, ma
niente sembrava funzionare.
Ma niente fuzionava, e lui continuava
ad assomigliare ad un bizzarro murales creato da mille mani, e anzi,
i disegni sembravano aumentare di numero. Ora s'erano aggiunti, in
ordine:
- Una renna con un corno spezzato
- Un cammello ed un cammelliere intenti ad affrontare il Sahara.)
- Un monaco tibetano che meditava (anche se questo disegno stava lentamente scomparendo da solo, e sorprendentemente, gli dava pace.)
Decise di tornare a casa. “Le ho
provate tutte, oramai, e nulla ha funzionato, non ha senso continuare
a viaggiare, tanto vale rimanere a casa, e vivere la vita come viene”
Mentre era sulla via di casa venne
fermato da una donna d'argilla, che dopo averlo osservato per un po',
gli chiese le ragioni delle sue pene.
“Sono tutto dipinto” Disse l'omino
di coccio “e per giunta tutti si divertono a lasciarmi i loro
ricordi addosso, e non posso cancellarli”
“Patetico” disse la
donnina d'argilla, tutta contenta, saltellandogli attorno.
“Patetico e Ridicolo
uomo di coccio” Aggiunse, ma con un tono gentile.
“Ti comporti come se tutte le pene
del mondo gravino sulle tue spalle, ma guardati attorno, non sei solo
tu ad essere strano e diverso.”
L'omino di coccio aveva spalancato gli
occhi stupito, le sopracciglia, anch'esse di coccio, s'erano
incrinate lasciando cadere una polverina rossiccia che gli sporcava i
vestiti.
“Vieni qui e guarda” disse la
donnina d'argilla, che a guardarla bene era proprio carina.
“Guardati attorno e dimmi cosa vedi”
e con il dito la donnina indicava tutta la gente che li circondava.
E l'omino di coccio vide tante cose,
omini d'argilla, di coccio, omini con due teste, omini che
camminavano su tre zampe e altri che ancora svolazzavano trasportati
come aerei a reazione dai loro peti, vide gemelli siamesi attaccati
solo per il gomito che litigavano per chi dovesse scrivere (erano
entrambi destrimani), e ancora uomini fatti solo di parole che si
sfaldavano ad ogni grido.
E lui in mezzo a loro non si sentiva
più così strano.
“Oggi sarò io il tuo dottore”,
esclamò la donna di coccio divertita
“Due carezze e un bicchiere di latte
questa è la mia ricetta per la felicità”
Appena furono pronunciate queste
parole, tutte le scritte sulla pelle dell'omino di coccio iniziarono
a sparire.
“Era così semplice quindi. Ed io che
credevo di dover trovare chissà che segreto!”
“Si, sciocco, era semplice, ma è una
caratteristica tipica di voi omini di coccio complicare tanto le cose
”
E l'omino, riconoscente, l'abbracciò e
di nascosto le infilò un pezzetto di carta nel taschino-
“Ti voglio bene” diceva il foglio.
La donna d'argilla sorrise.
E io che pensavo che la donnina d'argilla si sarebbe sciolta addosso all'omino di coccio durante l'amplesso. Ingrossandogli la pelle, sì, ma anche cancellando i disegni. Sono un romantico di merda, lo so.
RispondiEliminaComunque l'omino di coccio mi sta sul cazzo, a meno che non si giri ogni tre secondi dai compagni di banco e gli spezzi i denti. Quello è meraviglioso.
Dì la verità, in realtà tu sei l'omino di coccio, la sorella bona (ma lesbica) di una tua amica è la donnina di argilla, i disegni di cui l'omino di coccio si lamenta rappresentano la tua omosessualità latente e infine il raduno a cui il Kurdt-omino di coccio arriva è un gay pride.
Se c'ho azzeccato con la psicanalisi so' cent'euro.
Perchè ti voglio bene e mi fai ridere.
Maroc
L'omino di coccio è una parte di me, come avrai già capito, la donnina d'argilla non è lesbica, ovviamente, e l'amo.
RispondiEliminaIl gay pride, ma perchè no! andiamoci pure, ma come special guest.
:) Prima o poi tocca incontrarci, sono sicuro che diventeremmo amici, se già non lo siamo.
Well done, man!
RispondiEliminaAllora facciam 50 euro perchè sull'omino di coccio c'ho azzeccato.
RispondiEliminaTi ci pago la birra quando ci incontreremo, pezzente :D
Maroc
Thanks :)
RispondiEliminaEh eh eh eh :)
RispondiEliminaCon 50 euro mi ci pagherai molte birre, ma non ti preoccupare, le berrò tutte.
Questo DEVE essere scontato.
RispondiEliminaCi manca anche che t'offro cinquanta testoni di birra e poi non li bevi. Tsk!
Maroc