Questo racconto è l'ideale continuazione di questo : "gli occhi del gatto"
Nota dell'autore:
Questo racconto contiene fatti e luoghi che potrebbero ricordare fatti reali, non per questo avete il diritto di denunciarmi solo perchè credete che qualcuno dei vostri cari venga descritto bene da questi.
Oltretutto non è colpa mia se i vostri cari sono dei pezzi di merda.
Oltretutto non è colpa mia se i vostri cari sono dei pezzi di merda.
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Quattro ruote slittano nel buio della
notte, due mani si aggrappano al volante come fosse un talismano e lo
girano, la macchina colpisce il guard rail e si solleva in aria
compiendo due eleganti piroette, atterra in un campo coltivato e si
ribalta ancora come un cestello di lavatrice per un paio di volte, si
ferma contro un muretto di pietra, abbattendolo.
Silenzio. La macchina capovolta è
ridotta ad un ammasso di rottami, la portiera anteriore si apre e
cade a terra, ne esce una figura umana imponente che sostenendosi
alla carrozzeria della macchina si avvicina al bagagliaio. L'uomo
emette un gemito tentando di aprirlo, tira verso l'alto la maniglia,
la ferraglia risponde con un clangore, l'uomo da un pugno alla
carrozzeria facendola risuonare come un tamburo, poi si inarcua per
il secondo tentativo, spinge, lo sportello si apre per metà. Dentro
si vedono chiaramente le teste dei due passeggeri che viaggiavano con
lui.
Sono incastrati, longheroni d'acciaio
dividono le sedie posteriori dalle altre, rendendo l'abitacolo una
gabbia.
“uscite cazzo, le porte davanti non
funzionano”
I due a sentire questo si muovono, il
tetto dell'auto è schiacciato, i finestrini sono esplosi inondando
di cristallo gli interni, trappole mortali con vetri semisaltati
attaccati alla cornice di metallo. Uno dei passeggeri allunga le
braccia fino ad afferrare la sportello contorto del bagagliaio e se
ne tira fuori passando attraverso lo stretto corridoio di ferraglia
che lo separa dall'uscita, la faccia insanguinata illuminata dalle
luci di posizione dell'auto ancora accese.
L'altro è troppo grasso per infilarsi
nel passaggio tra i sedili posteriori e il bagagliaio, ha una gamba
incastrata sotto un sedile saltato via. “tiratemi fuori cazzo, ho
una gamba rotta” piagniucola.
“Ora ti aiuto” dice il magro, si
avvicina al finestrino e butta giù a calci gli ultimi vetri rimasti
ancora avvinghiati alla cornice, poi chiama il grassone incastrato :
“esci da qui. C'è spazio”. Il grassone è spaventato a morte,
“chiama i pompieri!” dice “ho la gamba incastrata, qualcosa mi
blocca la caviglia” e l'altro :“il tuo culo grasso blocca le
caviglie , dammi la mano che ti tiro fuori”.
Lui porge la mano, il magro puntella i
piedi sulla portiera e da uno strattone, il grassone urla e esce dal
finestrino come dentifricio dal tubetto.
Il pilota si allontana dalla macchina
camminando verso la strada, arriva al punto in cui ha colpito il
guard rail, supera una montagnola di terra e vi si arrampica, poi
crolla a terra.
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In ospedale un dottore sta parlando ad
una donna appoggiata alla parete del corridoio :
“ Purtroppo è deceduto signora. Mi
spiace” e lo dice con voce calma di chi ha ripetuto spesso queste
parole.
La madre si copre il viso con le mani e
fa scivolare la schiena sulla parete fino al pavimento, piange.
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Stavo fuori a dar da mangiare alle
galline quando suona il telefono, raccolgo la cornetta e dall'altra
parte la voce di qualcuno che non ricordo di conoscere dice :
“ è morto Iuri macciccu, ha avuto un
incidente ieri notte” La voce assomiglia a quella di un mio vecchio
compagno di classe, ma non ne sono sicuro.
“Ma tu chi sei?” chiedo, la voce
all'altro capo della cornetta ride e dice “Alessio” al che io
dico “ah” .
“Vieni al funerale? È domani” non
lo chiede con molta convinzione, Iuri non m'era mai piaciuto, lo sa.
“Non credo alè, non lo potevo vedere
prima, ora che è morto ancora meno”
“Vieni lo stesso, la madre è
disperata, quello stava sul cazzo quasi a tutti, pensa ad che
tristezza un funerale vuoto. Vieni, poi andiamo a prenderci una
birra.”
Non mi convince molto ma accetto,
riattacco, esco fuori e continuo con le galline.
Al funerale non c'è molta gente, i
vecchi compagni di classe delle medie stanno tutti ammassati assieme come un
branco di pecore, le ragazze da una parte e i ragazzi dall'altra, come
si conviene alla morale di un paese.
Finita la funzione seguiamo sotto il
solleone il carro da morto, la vecchia bidella della scuola si batte
il petto e piange. Penso che è strano, l'ultima volta che l'ho vista
parlare con Iuri lo stava picchiando con la scopa dopo averlo trovato a
pisciare nel lavandino.
“Magari morissi!” gli
aveva urlato, mentre lui scappava dalla finestra. Non aveva sbagliato
poi di molto.
Un folto gruppo di donnette si era
unito alla processione. Tutte con il costume nero tradizionale
d'ordinanza che ricordava fossero vedove, e che soffrivano per
questo.Nessun uomo avrebbe potuto avvicinarsi.
Il vestito nero avvisava che non c'era
trippa per gatti.
Nessun gatto si sarebbe affacciato
comunque.
Le beghine camminano come un plotone
nazista a passo di marcia, il ritmo era :
due battute di petto, otto passi. Un
gridolino di dolore, sedici passi. Due battute di petto otto passi.
pianto e strilla, trentadue passi. Arrivo al cimitero, capelli
strappati e scambio di segni di pace.
Silenzio assoluto.
Dall'alcova alla fine del viale, il
prete in piedi davanti alla bara bianca aveva iniziato ad arringare i
semi-addolorati presenti :
“Fratelli e sorelle, volevo ricordare
insieme a voi tutti uno dei nostri fratelli, un giovane abete appena
sbocciato nel bosco del signore”
Il prete è sempre lo stesso da dieci
anni, lo spostarono nella nostra parrocchia quando venne denunciato
da alcuni chirichetti, un vecchio trucchetto cattolico.
“Lo ricordo ancora bambino quando
serviva nella casa del signore, sorridendo e scherzando con i suoi
compagni, molti dei quali vedo ancora qui, a piangerlo”
Io ero tra questi, non piangevo di
certo. Ricordavo che il prete un giorno lo aveva trovato a lavarsi i
capelli nell'acquasantiera prima della funzione. Lo aveva preso a
calci nel culo così forte che il lunedì a scuola doveva spostare il
peso da una chiappa all'altra come fosse stato punto dalle zecche.
“E gesù disse : -che i bambini
vengano a me, perchè loro è il regno dei cieli- volevo ricordare
Iuri com'era, un bambino puro e semplice, volato nel regno dei cieli
troppo presto, ma sicuramente ora libero dalle spoglie mortali,
felice nell'abbraccio dell'eterno amore che come una termocoperta, tutto avvolge”
Secondo me invece sta bruciando
all'inferno, con due diavoli a servizio completo e permanente tutti per lui; due
diavoli che lo pungolano e lo spingono a calci nella pece bollente;
due diavoli che gli pisciano lava ardente in bocca; due diavoli che gli infilano petardi nel culo. Questo meritava.
Alla mia sinistra sta Alessio, tiene le
mani congiunte, tenta di non muoversi troppo, di non dare
nell'occhio. Come me non entrava in chiesa da dieci anni, dopo la
cresima.
“Ale, ma com'è stato l'incidente,
come ha fatto ad uscire di strada?”
Il prete dice :“ Gli spiriti
buoni sono sempre i benvenuti nel grande lions Club del signore”
Alessio si guarda attorno prima di
rispondere.
“ E nessuna pecorella verrà lasciata sola quando verrà l'apocalisse, fuoco e fiamme inceneriranno il lussuriosi e i malvagi ”
Poi si gira e dice : “stava correndo
troppo, la cosa strana è che la macchina è uscita di strada sul
retilineo della circonvallazione, non in curva”.
Il prete dice “ le autostrade del
signore sono infinite, ma il pedaggio a volte è un po' salato”
“Pare che un animale gli abbia
attraversato la strada, ha tentato di schivarlo ed è uscito”
“che animale era?” chiedo
Il prete dice : “E il leone giacerà
con l'agnello, ma l'agnello dormirà ben poco”
“Un gatto.” Dice .
Adoro i gatti.
Adoro i gatti.
Kurdt
è ovvio che mi piace... :-)
RispondiEliminaBeh, non è ovvio, poteva tranquillamente non piacerti, sono aperto a critiche di tutti i tipi, anzi, preferisco.
RispondiEliminaCriticami, su.
ottimo sir!.. poi adoro i gatti.. come sai.. e incredibile ma vero.. non ho nessuna critica da farti.. mi piace esattamente com'è.. tempi giusti.. dialoghi.. cupo e ironico.. cattivo e feroce.. forse solo la citazione finale ( comunque bella ovvio) è rischiata.. si poteva anche chiudere senza, magari con un piccolo rafforzo in più sul gatto prima.. o trovare un modo per metterla all'interno del racconto.. semplicemente avrei messo.."che animale era?" "un gatto" "adoro i gatti"
RispondiEliminaSignor Bandini, vado a lucidare la cornice per appendere il commento.
RispondiEliminaHo tolto la citazione, effettivamente è inutile, e aggiunto una parola al finale.
Grazie.
Vuoi una critica? Bene: non ti sei strappato i capelli al funerale! Kurdt, sei una fottuta disgrazia delle tradizioni!
RispondiEliminaP.s: spero che tu non ci sia andato veramente, al funerale. A meno che non dovessi pisciare sulla bara. Comunque, mi hai dato una sensazione di dejà-vu incredibile perchè anche in paese erano accadute cose molto simili.
E per la tua (spero) gioia ho aggiornato xD
Maroc
Cristo, sì!
RispondiEliminaC'ero rimasto troppo di merda per il gatto, nel post precedente!
Son contento se ci sei rimasto male :)
RispondiEliminaNon fraintendere però.
Tranqui, non fraintendo!
RispondiEliminaL'importante è che il gatto si sia vendicato. E ha ancora 8 vite da godersi!