Intanto mi scuso per non aver scritto nulla negli ultimi tempi, ma sono tornato in Italia e per prima cosa ho da sistemare delle faccende importanti, tipo sopravvivere, mangiare, copulare, sicuramente mi capirete.
E poi mi scuso perché la prima cosa che pubblicherò dopo un mesetto buono di attesa è, ohibò, un racconto, che ad alcuni piacerà, sopratutto a quelli che come me, amano il calcio giocato. Questo racconto parla di un giocatore, e chi ama il calcio riconoscerà immediatamente di che giocatore si parli, un giocatore dicevo, arrivato con tanti proclami e infine sparito nella mediocrità.
Un giocatore che, per quanto a giocare a pallone fosse una pippa, era un grandissimo uomo. E questo, a prescindere dal calcio, che è solo un gioco, è sempre un merito.
E poi mi scuso perché la prima cosa che pubblicherò dopo un mesetto buono di attesa è, ohibò, un racconto, che ad alcuni piacerà, sopratutto a quelli che come me, amano il calcio giocato. Questo racconto parla di un giocatore, e chi ama il calcio riconoscerà immediatamente di che giocatore si parli, un giocatore dicevo, arrivato con tanti proclami e infine sparito nella mediocrità.
Un giocatore che, per quanto a giocare a pallone fosse una pippa, era un grandissimo uomo. E questo, a prescindere dal calcio, che è solo un gioco, è sempre un merito.
Gioacchino Larry
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Gioacchino Larry era arrivato al Kasteddu Fc dal Portogallo, dove aveva giocato nella Meusamba Fc, che a sua volta l'aveva acquistato in Argentina, il suo paese natale.
Il giorno che il
presidente del Kasteddu Fc aveva annunciato di aver trovato un
accordo con il procuratore del ragazzo in città erano partiti i
caroselli, le signore salutavano seminude dai davanzali vestendo
bikini brasileiros, e il capo degli ultrà locali aveva deciso di
lasciarsi crescere i capelli per assomigliare al suo nuovo idolo.
Il sindaco aveva già annunciato che gli sarebbe stata dedicata un statua, e che, testuali parole:
“Con Larry in campo quest'anno finalmente vinceremo il campionato”.
Il sindaco aveva già annunciato che gli sarebbe stata dedicata un statua, e che, testuali parole:
“Con Larry in campo quest'anno finalmente vinceremo il campionato”.
dello stesso tenore erano
state le dichiarazioni di tutti i membri della squadra, capitan
Sconti in testa, ma dal presidente ai massaggiatori, fino ad arrivare
al magazziniere tutti erano entusiasti del nuovo acquisto.
Non appena Larry aveva sceso i primi passi sulla scaletta dell'areoporto di Kasteddu era stato raggiunto da una salva di reggiseni e tanga, lanciati verso di lui, un giornalista raccontò che persino le hostess non avevano potuto resistere ai begli occhi azzurri del calciatore e si erano concesse a diecimila metri d'altezza in un' orgia iperbarica a grande altezza.
Non appena Larry aveva sceso i primi passi sulla scaletta dell'areoporto di Kasteddu era stato raggiunto da una salva di reggiseni e tanga, lanciati verso di lui, un giornalista raccontò che persino le hostess non avevano potuto resistere ai begli occhi azzurri del calciatore e si erano concesse a diecimila metri d'altezza in un' orgia iperbarica a grande altezza.
Alla prima di campionato
il Kasteddu affrontava l'Atletico Truffentus, squadra nota sopratutto
per essere riuscita a modificare il risultato degli ultimi trentadue
campionati corrompendo tutti i corrompibili e offrendo autobus
brulicanti di prostitute e van farciti di coca a dirigenti e
familiari di tutta la classe arbitrale del paese.
“Questa volta però
sarà diverso, noi abbiamo Larry” pare avesse detto un
portaborse del Presidente Massimo Cerino poco prima del fischio
d'inizio. Sugli spalti stavano assiepati in settantamila, più un
migliaio di forze dell'ordine richiamate per tenere sotto controllo
la situazione.
Appena Gioacchino Larry
fece il suo ingresso in campo, gli spalti vennero scossi da un
fremito, come se tutto lo stadio fosse stato colto da un brivido; il
suo nome veniva urlato a squarciagola da grandi e piccini, nonne
ottantenni erano accorse allo stadio per vedere questo fenomeno che
avrebbe dovuto riportare in alto il nome della squadra come ai tempi
del mai abbastanza compianto Gigi Piva.
L'arbitro Mazzolanti Vien
dal Mare fischia l'inizio. Andrea Succosu il regista del Kasteddu
passa a Marco Pintore, che scatta sulla sinistra dribblando Ronnie
Baggins e crossando al centro a pescare Larry, che stava in mezzo
all'area fermo come una statua. Parte il cross, perfetto, calibrato.
Larry prende la mira, inquadra la porta, con movimento plastico si
prepara al tiro, lo stadio ammutolisce, i bambini smettono di
piangere, i vecchi di scatarrare, persino le donne smettono di
ciarlare. Gianluigi Pagliaccio, il portiere avversario inizia a
pregare inginocchiandosi di fronte al palo, da quella distanza
neppure suo figlio Carlo Alberto sbaglierebbe, figuriamoci un
goleador famoso in tutto il mondo.
E per l'appunto “Bang!”
Larry colpisce il pallone con potenza, spedendolo dritto dritto sul
terzo anello dello stadio, ad una cinquantina di metri dalla porta.
Il pubblico intona un
“ooooooohhhh!” di stupore, il presidente si accende una sigaretta
stizzito, poi mormora: “evabbè, è una volta, può capitare” ma
si vede che non è molto contento, e che forse invece che cinquanta
milioni, ne avrebbe spesi volentier quarantanove, e si sarebbe
comprato una Ferrari nuova di pacca.
Dopo qualche minuto, di
nuovo, la stessa storia si ripete, Larry riceve il pallone
completamente da solo in area, Gianluigi Pagliaccio anche stavolta
implora la madonna, e incredibilmente, per la seconda volta, Larry
spara altissimo, nello stesso punto di prima.
Il pubblico ammutolito, i
bambini smettono di piangere, i vecchi di scatarrare, ma stavolta le
signore non smettono di blaterare. Un segno chiarissimo.
La terza volta che Larry
riceve palla di fronte al portiere, Pagliacci non prega più, e
Larry, sempre meno sorprendentemente, spara fuori.
Nel post partita,
circondato dai cronisti che gli chiedono cosa mai sia successo riesce
solo a rispondere: “Todo culpa de la cansazio, ma la proxima
partida serè mejor, no se preocupen” che venne riconosciuta come
una scusa valida e accettabile da tutti i presenti.
Ma alla partita successiva
il Kasteddu Fc viene sconfitto per quattro a zero dalla
confederazione del Dagheristan, Larry sbaglia due rigori colpendo
palo e traversa, la “Gazzetta dello sporc” titola a caratteri
cubitali:
“Gioacchino Larry:
campione o bidone?”
Alla terza giornata il Kasteddu viene sconfitto sette a due dalla
Capitalese, la quarta giornata finalmente vede il Kasteddu vincente
per tre a due contro la Fonzettina, al terzo minuto del secondo
tempo, sul due a zero per la Fonzettina Larry inciampa su se stesso e
si procura uno stiramento che costringerà l'allenatore Sandrino
Arrogu a sostituirlo, nonostante le sue richieste di poter
continuare.
E alla quinta partita Larry venne finalmente lasciato in panchina.
“Gioacchino, cerca di capirmi, devo fare delle scelte, cerca di
capirmi, continua ad allenarti e vedrai che riprenderai il posto
assieme agli altri ragazzi titolari.” Gli disse il coach.
L'allenatore venne preso in parola dal ragazzo che cominciò ad
allenarsi furiosamente, senza tregua. Si allenava dieci ore al
giorno, facendo una pausa solo per mangiare e pisciare. Arrivati alla
partitella di rifinitura contro il team del Sussurrese, segnava a
ripetizione.
Un gol di tacco, due di testa, una sforbiciata al volo e persino da centrocampo. Mister Arrogu, impressionato, decise di farlo giocare dal primo minuto della partita contro il Liman, gli fece i complimenti per l'impegno e mise fuori squadra Gianroberto Paggio, che non gli era stato mai particolarmente simpatico, pare per una questione di donne. O almeno questo si sentiva negli spogliatoi.
Larry correva, dannandosi l'anima in campo, si avventava su ogni pallone, ad un certo punto, nel tentativo di arrivare su un pallone troppo lungo, eccolo ricevere una gomitata dal colossale difensore Franco Pastesi, che lo manda dritto dritto per terra.
Eppure il nostro Larry continua a correre, sgomitare, prendere e dare pedate, azzannare stinchi, ma niente, la partita finisce, e lui di nuovo non ha segnato una benemerita fava.
Un gol di tacco, due di testa, una sforbiciata al volo e persino da centrocampo. Mister Arrogu, impressionato, decise di farlo giocare dal primo minuto della partita contro il Liman, gli fece i complimenti per l'impegno e mise fuori squadra Gianroberto Paggio, che non gli era stato mai particolarmente simpatico, pare per una questione di donne. O almeno questo si sentiva negli spogliatoi.
Larry correva, dannandosi l'anima in campo, si avventava su ogni pallone, ad un certo punto, nel tentativo di arrivare su un pallone troppo lungo, eccolo ricevere una gomitata dal colossale difensore Franco Pastesi, che lo manda dritto dritto per terra.
Eppure il nostro Larry continua a correre, sgomitare, prendere e dare pedate, azzannare stinchi, ma niente, la partita finisce, e lui di nuovo non ha segnato una benemerita fava.
E di nuovo panchina.
E ancora grandi partite amichevoli, gol di tacco, di testa, di
spalla, persino di mano, quando l'arbitro era girato e non se ne
accorgeva. E ancora partite di campionato terribili, con il pubblico
che gli urla addosso, i bambini che gli gridano “scemo di guerra
torna alla tua terra!” e gli uomini che gettano monetine,
bottiglie d'acqua, motorini e pezzi del vecchio stadio. Gioacchino è
triste, fino a quando il presidente, Massimo Incazzo, non lo fa
chiamare nel suo studio privato, nel sottoscala dello stadio.
“Gioacchino, senti un po'” Esordisce il presidente, accendendosi
un' altra sigaretta mundialito le sue preferite.
“Mi dica presidente, sono tutto orecchie” risponde Gioacchino,
abbassando un po' la testa.
“Senti, io ti ho portato dall'Argentina perché volevo che segnassi
con noi, ma ormai sono passate quindici partite e gli unici gol che
ho visto, bellissimi eh ! Li hai fatti il Giovedì.
Ma solo in amichevole mi segni, oh pipinca? Cosa succede?”
Niente presidè, non so que me pasa, jogo le amichevoli
e sono il mismo de sempre, poi arrivo alla domenica, entramos nel
estadio, la jente grida y a mi me viene paura”
“Paura di cosa, oh Larry? Non mi sarai diventato caghineri!”
Strillò il presidente, gettando per terra la foto di gruppo che
capeggiava sopra la sua mostruosa scrivania.
“Caghin cosa? No compriendo, presidè”
“Larry, ti piacciono i maschi? A me puoi dirlo, eh, solo Dio sa
quanto sono paziente! E ho avuto anche i miei buoni dubbi su quel
povero scemo di mio figlio Ulisse, che se lo prendesse il diavolo!
Ogni giorno con uno nuovo se ne torna, quello scapestrato”
Larry raccolse la foto dal pavimento e la rimise dove stava prima,
poi aggiunse:
“No presidè, no me gustan li ragazzi, mi piacciono molto le tette
e los culos suaves y poco gli addominali scolpiti y il buco del culo,
se è questo che quere saber” Concluse Gioacchino Larry, tornando a
sedersi.
Dopo un attimo di silenzio il presidente fissò il suo sguardo astuto
sul giocatore e gli disse:
“Ma sì, si vede che sei un bravo ragazzo, voglio ben credere che
non ti piaccia farti perforare nel tempo libero. Ma anche se fosse,
questi non sono sicuramente, e scusa la citazione barocca, cazzi
miei.” Il presidente prese fiato, poi continuò: “Cazzi miei però
sono i bilanci di questa società. Bilanci che, se tu ti riveli un
brocco, e attenzione, non sto dicendo tu lo sia, ma diciamo, tanto
per dire che tu lo sia, sai cosa succede? Mi tocca prendere i
miei bellissimi bilanci, dargli fuoco e poi buttarli dalla finestra.
E poi buttarmi anche io, magari dopo essermi dato fuoco, per rendere
la cosa ancora più spettacolare dovrei però gettarmi dopo il calar
del sole. Cosa ne pensi?”
“Los tifosi appreccerebbero sicuramente.” Rispose Larry, con lo
sguardo rivolto al terreno.
“Quelli avversari sicuramente. Quelli sarebbero felici anche se mi
infilassi un petardo nel culo, ma puoi scommetterci tua sorella,
figliuolo, che non succederà. Quello che succederà invece, sarà
che tu dalla prossima settimana inizierai a giocare a calcio come si
deve, se non vuoi ritornare in patria veloce come una trombata di
Rocco Duropoco, hai presente?”
“Certo presidente, le prometto che farò del mio meglio” Disse
ancora Larry, stavolta con una luce strana negli occhi.
“Hai la congiuntivite, oh Larry?” Fraintese il presidente.
“Non riesce a riconoscere uno sguardo voglioso di rivincita quando
lo vede?” chiuse il discorso Larry, camminando all'indietro senza
staccare lo sguardo dal macchiavellico presidente.
Il giovedì Larry venne lasciato fuori anche dall'amichevole
infrasettimanale contro la Pattadese Fc, l'allenatore addusse come
scusa che con quel suo sguardo spaventava i suoi compagni. E lui
effettivamente li spaventava, li guardava così intensamente che
quelli si allontanavano, “cos'ha?” chiese ad un certo punto
Carletto Sottopanca, l'allenatore dei portieri. “Boh, il presidente
dice che c'ha la congiuntivite, non riesce più a chiudere gli occhi.
Tutto a posto, Larry?” “Certo mister, tutto a posto” Era la
risposta del pibe Argentino.
Arrivò finalmente la domenica, si giocava contro la Polisportiva
Strazio, la più importante squadra della capitale, nota per l'odio
per i cugini della Poma Fm l'altra grande squadra della
capitale. L'allenatore chiamò tutti i giocatori per una breve
riunione prepartita. Tutti i giocatori stavano seduti sulle panche
degli spogliatoi, la partita era importante, la pressione alle
stelle, la Polisportiva Strazio l'anno precedente aveva finto la
coppa dei Calloni ed era arrivata seconda in campionato, una
concorrente diretta.
Larry, appoggiato contro un armadietto, ancora non aveva battuto le
ciglia dalla chiacchierata con il presidente, aveva dormito ad occhi
aperti, si era insaponato i capelli, sbucciato cipolle, guardato il
sole, tutto senza mai sbattere le palpebre. I suoi occhi
assomigliavano decisamente a dei pomodori pachino, ma lo sguardo
risoluto era ancora lì, presente, le pupille, a malapena visibili
sotto l'irritazione oculare, brillavano per l'attesa della rivalsa.
“Allora, in porta, anche stavolta ci va Michel Sticazzi, la difesa
stavolta la voglio a tre, con Peracottaro sulla sinistra,
Maciullacaviglie sulla destra e al centro tu, testadiroccia..” e tu
Larry.. Disse l'allenatore, facendogli cenno di sedersi.
“Tu Larry siediti in panchina, ma preparati che presto arriverà anche il tuo momento”
E il momento di Larry arrivò, puntuale come la morte, quando l'attaccante del Kasteddu Mauricio Puntilla, detto “el pistolero”, si fece male, sbattendo violentemente los Uevos contro il palo difeso dal numero uno stracchinetti.
“Tu Larry siediti in panchina, ma preparati che presto arriverà anche il tuo momento”
E il momento di Larry arrivò, puntuale come la morte, quando l'attaccante del Kasteddu Mauricio Puntilla, detto “el pistolero”, si fece male, sbattendo violentemente los Uevos contro il palo difeso dal numero uno stracchinetti.
L'allenatore si guardò attorno sconsolato, alla ricerca di un
attaccante da spedire in campo, solo per imbattersi nello sguardo
corvo e concentrato di Larry, che ancora non aveva battuto le ciglia
una sola volta nelle ultime dodici ore, e piangeva copiosamente.
“Ajo larry, tocca a te, entra in campo e dimostrami finalmente di
cosa sei capace”
“Okay mister” Disse Larry, piangendo ancora più copiosamente,
stavolta per la gioia. Entrò in campo e prese posizione giusto
all'altezza della metacampo. I difensori della Polisportiva Strazio
lo sbeffeggiavano, simulandone lo sguardo teso e strabuzzando gli
occhi manco li stessero strozzando, il pubblico lanciava carote e
ortaggi, mentre le donne seguitavano a parlare di ombretti, quando
dopo un rimbalzo fortuito, la palla finì fra i piedi di Gioacchino.
Gioacchino Larry la guardò come si guarda un meteorite caduto dallo spazio, sorpreso che gli fosse finita fra i piedi, non che qualcuno gliel'avesse passata, sia chiaro, però era una bella soddisfazione comunque.
Dal pubblico un carciofo lo beccò in testa, graffiandogli una guancia.
Gioacchino Larry la guardò come si guarda un meteorite caduto dallo spazio, sorpreso che gli fosse finita fra i piedi, non che qualcuno gliel'avesse passata, sia chiaro, però era una bella soddisfazione comunque.
Dal pubblico un carciofo lo beccò in testa, graffiandogli una guancia.
Larry guardo il pubblico.
Poi guardò i suoi compagni.
Poi guardò i suoi compagni.
Quindi l'allenatore.
Sempre senza battere le ciglia. Le lacrime erano così copiose che
sotto di lui sembrava piovesse, quindì partì all'attacco, senza
guardare né a destra né a sinistra, ma solo dritto.
Dribblò con eleganza Matusalemme, il giocatore più anziano del campionato, che con i suoi cinquantotto anni aveva già dei nipotini nella primavera, e tutti pensarono ad un caso, quindi scartò Tommaso Biglia, facendogli passare la palla fra le gambe.
Dribblò con eleganza Matusalemme, il giocatore più anziano del campionato, che con i suoi cinquantotto anni aveva già dei nipotini nella primavera, e tutti pensarono ad un caso, quindi scartò Tommaso Biglia, facendogli passare la palla fra le gambe.
Il pubblico era ammutolito.
Larry, arrivato di fronte alla difesa, si era fermato per riflettere sul da farsi, dribblando tre centrocampisti e un difensore come un torero scansa il toro alla carica, poi tenendo in equilibrio la palla sulla testa aveva iniziato a girare attorno all'area di rigore, facendosi inseguire da tutta Polisportiva Strazio.
Arrivato di fronte al portiere Marchette, chiamato così per la sua abitudine di cambiare squadra piuttosto spesso, Larry aveva riportato la palla a terra aveva fintato il tiro e scartato anche lui, lasciando il pubblico di stucco.
I giocatori della Strazio già si stavano mettendo le mani nei capelli, perché non c'era modo di sbagliare un gol così, quando Larry accellerò il passo, scartò anche il palo, uscendo dal campo palla al piede, saltò il cartellone pubblicitario a fondocampo, seguito da un “ohhhhhh” del pubblico, fece un giro su se stesso e guardò, in ordine:
1) Il pubblico
Larry, arrivato di fronte alla difesa, si era fermato per riflettere sul da farsi, dribblando tre centrocampisti e un difensore come un torero scansa il toro alla carica, poi tenendo in equilibrio la palla sulla testa aveva iniziato a girare attorno all'area di rigore, facendosi inseguire da tutta Polisportiva Strazio.
Arrivato di fronte al portiere Marchette, chiamato così per la sua abitudine di cambiare squadra piuttosto spesso, Larry aveva riportato la palla a terra aveva fintato il tiro e scartato anche lui, lasciando il pubblico di stucco.
I giocatori della Strazio già si stavano mettendo le mani nei capelli, perché non c'era modo di sbagliare un gol così, quando Larry accellerò il passo, scartò anche il palo, uscendo dal campo palla al piede, saltò il cartellone pubblicitario a fondocampo, seguito da un “ohhhhhh” del pubblico, fece un giro su se stesso e guardò, in ordine:
1) Il pubblico
2) L'allenatore
3) I compagni
Poi sbattè finalmente le palpebre, scartò due raccattapalle, tre
fotografi e un paninaro sugli spalti, imboccò gli spogliatoi ed
entrò in via Garibaldi, scartando auto, tassisti, passanti e
puttane, per sparire nei parcheggi di via della mattonella.
E da quel giorno, di Gioacchino Larry non si seppe più niente. Qualcuno disse che era diventato un lottatore di wrestling in Messico, qualcun altro un giocatore di Ping Pong in indocina.
E da quel giorno, di Gioacchino Larry non si seppe più niente. Qualcuno disse che era diventato un lottatore di wrestling in Messico, qualcun altro un giocatore di Ping Pong in indocina.
Ma questa è un' altra storia, e magari ve la racconterà qualcun altro.
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