sabato 27 luglio 2013

Gioacchino Larry


Intanto mi scuso per non aver scritto nulla negli ultimi tempi, ma sono tornato in Italia e per prima cosa ho da sistemare delle faccende importanti, tipo sopravvivere, mangiare, copulare, sicuramente mi capirete.

E poi mi scuso perché la prima cosa che pubblicherò dopo un mesetto buono di attesa è, ohibò, un racconto, che ad alcuni piacerà, sopratutto a quelli che come me, amano il calcio giocato. Questo racconto parla di un giocatore, e chi ama il calcio riconoscerà immediatamente di che giocatore si parli, un giocatore dicevo, arrivato con tanti proclami e infine sparito nella mediocrità.

Un giocatore che, per quanto a giocare a pallone fosse una pippa, era un grandissimo uomo. E questo, a prescindere dal calcio, che è solo un gioco, è sempre un merito.

                                                    Gioacchino Larry


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Gioacchino Larry era arrivato al Kasteddu Fc dal Portogallo, dove aveva giocato nella Meusamba Fc, che a sua volta l'aveva acquistato in Argentina, il suo paese natale.

Il giorno che il presidente del Kasteddu Fc aveva annunciato di aver trovato un accordo con il procuratore del ragazzo in città erano partiti i caroselli, le signore salutavano seminude dai davanzali vestendo bikini brasileiros, e il capo degli ultrà locali aveva deciso di lasciarsi crescere i capelli per assomigliare al suo nuovo idolo.

Il sindaco aveva già annunciato che gli sarebbe stata dedicata un statua, e che, testuali parole:

Con Larry in campo quest'anno finalmente vinceremo il campionato”.
dello stesso tenore erano state le dichiarazioni di tutti i membri della squadra, capitan Sconti in testa, ma dal presidente ai massaggiatori, fino ad arrivare al magazziniere tutti erano entusiasti del nuovo acquisto.

Non appena Larry aveva sceso i primi passi sulla scaletta dell'areoporto di Kasteddu era stato raggiunto da una salva di reggiseni e tanga, lanciati verso di lui, un giornalista raccontò che persino le hostess non avevano potuto resistere ai begli occhi azzurri del calciatore e si erano concesse a diecimila metri d'altezza in un' orgia iperbarica a grande altezza.

Alla prima di campionato il Kasteddu affrontava l'Atletico Truffentus, squadra nota sopratutto per essere riuscita a modificare il risultato degli ultimi trentadue campionati corrompendo tutti i corrompibili e offrendo autobus brulicanti di prostitute e van farciti di coca a dirigenti e familiari di tutta la classe arbitrale del paese.

“Questa volta però sarà diverso, noi abbiamo Larry” pare avesse detto un portaborse del Presidente Massimo Cerino poco prima del fischio d'inizio. Sugli spalti stavano assiepati in settantamila, più un migliaio di forze dell'ordine richiamate per tenere sotto controllo la situazione.

Appena Gioacchino Larry fece il suo ingresso in campo, gli spalti vennero scossi da un fremito, come se tutto lo stadio fosse stato colto da un brivido; il suo nome veniva urlato a squarciagola da grandi e piccini, nonne ottantenni erano accorse allo stadio per vedere questo fenomeno che avrebbe dovuto riportare in alto il nome della squadra come ai tempi del mai abbastanza compianto Gigi Piva.

L'arbitro Mazzolanti Vien dal Mare fischia l'inizio. Andrea Succosu il regista del Kasteddu passa a Marco Pintore, che scatta sulla sinistra dribblando Ronnie Baggins e crossando al centro a pescare Larry, che stava in mezzo all'area fermo come una statua. Parte il cross, perfetto, calibrato. Larry prende la mira, inquadra la porta, con movimento plastico si prepara al tiro, lo stadio ammutolisce, i bambini smettono di piangere, i vecchi di scatarrare, persino le donne smettono di ciarlare. Gianluigi Pagliaccio, il portiere avversario inizia a pregare inginocchiandosi di fronte al palo, da quella distanza neppure suo figlio Carlo Alberto sbaglierebbe, figuriamoci un goleador famoso in tutto il mondo.

E per l'appunto “Bang!” Larry colpisce il pallone con potenza, spedendolo dritto dritto sul terzo anello dello stadio, ad una cinquantina di metri dalla porta.

Il pubblico intona un “ooooooohhhh!” di stupore, il presidente si accende una sigaretta stizzito, poi mormora: “evabbè, è una volta, può capitare” ma si vede che non è molto contento, e che forse invece che cinquanta milioni, ne avrebbe spesi volentier quarantanove, e si sarebbe comprato una Ferrari nuova di pacca.

Dopo qualche minuto, di nuovo, la stessa storia si ripete, Larry riceve il pallone completamente da solo in area, Gianluigi Pagliaccio anche stavolta implora la madonna, e incredibilmente, per la seconda volta, Larry spara altissimo, nello stesso punto di prima.

Il pubblico ammutolito, i bambini smettono di piangere, i vecchi di scatarrare, ma stavolta le signore non smettono di blaterare. Un segno chiarissimo.

La terza volta che Larry riceve palla di fronte al portiere, Pagliacci non prega più, e Larry, sempre meno sorprendentemente, spara fuori.

Nel post partita, circondato dai cronisti che gli chiedono cosa mai sia successo riesce solo a rispondere: “Todo culpa de la cansazio, ma la proxima partida serè mejor, no se preocupen” che venne riconosciuta come una scusa valida e accettabile da tutti i presenti.

Ma alla partita successiva il Kasteddu Fc viene sconfitto per quattro a zero dalla confederazione del Dagheristan, Larry sbaglia due rigori colpendo palo e traversa, la “Gazzetta dello sporc” titola a caratteri cubitali:

Gioacchino Larry: campione o bidone?”

Alla terza giornata il Kasteddu viene sconfitto sette a due dalla Capitalese, la quarta giornata finalmente vede il Kasteddu vincente per tre a due contro la Fonzettina, al terzo minuto del secondo tempo, sul due a zero per la Fonzettina Larry inciampa su se stesso e si procura uno stiramento che costringerà l'allenatore Sandrino Arrogu a sostituirlo, nonostante le sue richieste di poter continuare.

E alla quinta partita Larry venne finalmente lasciato in panchina.

“Gioacchino, cerca di capirmi, devo fare delle scelte, cerca di capirmi, continua ad allenarti e vedrai che riprenderai il posto assieme agli altri ragazzi titolari.” Gli disse il coach.

L'allenatore venne preso in parola dal ragazzo che cominciò ad allenarsi furiosamente, senza tregua. Si allenava dieci ore al giorno, facendo una pausa solo per mangiare e pisciare. Arrivati alla partitella di rifinitura contro il team del Sussurrese, segnava a ripetizione.

Un gol di tacco, due di testa, una sforbiciata al volo e persino da centrocampo. Mister Arrogu, impressionato, decise di farlo giocare dal primo minuto della partita contro il Liman, gli fece i complimenti per l'impegno e mise fuori squadra Gianroberto Paggio, che non gli era stato mai particolarmente simpatico, pare per una questione di donne. O almeno questo si sentiva negli spogliatoi.

Larry correva, dannandosi l'anima in campo, si avventava su ogni pallone, ad un certo punto, nel tentativo di arrivare su un pallone troppo lungo, eccolo ricevere una gomitata dal colossale difensore Franco Pastesi, che lo manda dritto dritto per terra.

Eppure il nostro Larry continua a correre, sgomitare, prendere e dare pedate, azzannare stinchi, ma niente, la partita finisce, e lui di nuovo non ha segnato una benemerita fava.

E di nuovo panchina.

E ancora grandi partite amichevoli, gol di tacco, di testa, di spalla, persino di mano, quando l'arbitro era girato e non se ne accorgeva. E ancora partite di campionato terribili, con il pubblico che gli urla addosso, i bambini che gli gridano “scemo di guerra torna alla tua terra!” e gli uomini che gettano monetine, bottiglie d'acqua, motorini e pezzi del vecchio stadio. Gioacchino è triste, fino a quando il presidente, Massimo Incazzo, non lo fa chiamare nel suo studio privato, nel sottoscala dello stadio.
“Gioacchino, senti un po'” Esordisce il presidente, accendendosi un' altra sigaretta mundialito le sue preferite.

“Mi dica presidente, sono tutto orecchie” risponde Gioacchino, abbassando un po' la testa.

“Senti, io ti ho portato dall'Argentina perché volevo che segnassi con noi, ma ormai sono passate quindici partite e gli unici gol che ho visto, bellissimi eh ! Li hai fatti il Giovedì.
Ma solo in amichevole mi segni, oh pipinca? Cosa succede?”

Niente presidè, non so que me pasa, jogo le amichevoli e sono il mismo de sempre, poi arrivo alla domenica, entramos nel estadio, la jente grida y a mi me viene paura”

“Paura di cosa, oh Larry? Non mi sarai diventato caghineri!” Strillò il presidente, gettando per terra la foto di gruppo che capeggiava sopra la sua mostruosa scrivania.

“Caghin cosa? No compriendo, presidè”

“Larry, ti piacciono i maschi? A me puoi dirlo, eh, solo Dio sa quanto sono paziente! E ho avuto anche i miei buoni dubbi su quel povero scemo di mio figlio Ulisse, che se lo prendesse il diavolo! Ogni giorno con uno nuovo se ne torna, quello scapestrato”

Larry raccolse la foto dal pavimento e la rimise dove stava prima, poi aggiunse:

“No presidè, no me gustan li ragazzi, mi piacciono molto le tette e los culos suaves y poco gli addominali scolpiti y il buco del culo, se è questo che quere saber” Concluse Gioacchino Larry, tornando a sedersi.

Dopo un attimo di silenzio il presidente fissò il suo sguardo astuto sul giocatore e gli disse:

“Ma sì, si vede che sei un bravo ragazzo, voglio ben credere che non ti piaccia farti perforare nel tempo libero. Ma anche se fosse, questi non sono sicuramente, e scusa la citazione barocca, cazzi miei.” Il presidente prese fiato, poi continuò: “Cazzi miei però sono i bilanci di questa società. Bilanci che, se tu ti riveli un brocco, e attenzione, non sto dicendo tu lo sia, ma diciamo, tanto per dire che tu lo sia, sai cosa succede? Mi tocca prendere i miei bellissimi bilanci, dargli fuoco e poi buttarli dalla finestra. E poi buttarmi anche io, magari dopo essermi dato fuoco, per rendere la cosa ancora più spettacolare dovrei però gettarmi dopo il calar del sole. Cosa ne pensi?”

“Los tifosi appreccerebbero sicuramente.” Rispose Larry, con lo sguardo rivolto al terreno.

“Quelli avversari sicuramente. Quelli sarebbero felici anche se mi infilassi un petardo nel culo, ma puoi scommetterci tua sorella, figliuolo, che non succederà. Quello che succederà invece, sarà che tu dalla prossima settimana inizierai a giocare a calcio come si deve, se non vuoi ritornare in patria veloce come una trombata di Rocco Duropoco, hai presente?”

“Certo presidente, le prometto che farò del mio meglio” Disse ancora Larry, stavolta con una luce strana negli occhi.

“Hai la congiuntivite, oh Larry?” Fraintese il presidente.

“Non riesce a riconoscere uno sguardo voglioso di rivincita quando lo vede?” chiuse il discorso Larry, camminando all'indietro senza staccare lo sguardo dal macchiavellico presidente.

Il giovedì Larry venne lasciato fuori anche dall'amichevole infrasettimanale contro la Pattadese Fc, l'allenatore addusse come scusa che con quel suo sguardo spaventava i suoi compagni. E lui effettivamente li spaventava, li guardava così intensamente che quelli si allontanavano, “cos'ha?” chiese ad un certo punto Carletto Sottopanca, l'allenatore dei portieri. “Boh, il presidente dice che c'ha la congiuntivite, non riesce più a chiudere gli occhi. Tutto a posto, Larry?” “Certo mister, tutto a posto” Era la risposta del pibe Argentino.

Arrivò finalmente la domenica, si giocava contro la Polisportiva Strazio, la più importante squadra della capitale, nota per l'odio per i cugini della Poma Fm l'altra grande squadra della capitale. L'allenatore chiamò tutti i giocatori per una breve riunione prepartita. Tutti i giocatori stavano seduti sulle panche degli spogliatoi, la partita era importante, la pressione alle stelle, la Polisportiva Strazio l'anno precedente aveva finto la coppa dei Calloni ed era arrivata seconda in campionato, una concorrente diretta.

Larry, appoggiato contro un armadietto, ancora non aveva battuto le ciglia dalla chiacchierata con il presidente, aveva dormito ad occhi aperti, si era insaponato i capelli, sbucciato cipolle, guardato il sole, tutto senza mai sbattere le palpebre. I suoi occhi assomigliavano decisamente a dei pomodori pachino, ma lo sguardo risoluto era ancora lì, presente, le pupille, a malapena visibili sotto l'irritazione oculare, brillavano per l'attesa della rivalsa.

“Allora, in porta, anche stavolta ci va Michel Sticazzi, la difesa stavolta la voglio a tre, con Peracottaro sulla sinistra, Maciullacaviglie sulla destra e al centro tu, testadiroccia..” e tu Larry.. Disse l'allenatore, facendogli cenno di sedersi.

“Tu Larry siediti in panchina, ma preparati che presto arriverà anche il tuo momento”

E il momento di Larry arrivò, puntuale come la morte, quando l'attaccante del Kasteddu Mauricio Puntilla, detto “el pistolero”, si fece male, sbattendo violentemente los Uevos contro il palo difeso dal numero uno stracchinetti.

L'allenatore si guardò attorno sconsolato, alla ricerca di un attaccante da spedire in campo, solo per imbattersi nello sguardo corvo e concentrato di Larry, che ancora non aveva battuto le ciglia una sola volta nelle ultime dodici ore, e piangeva copiosamente.

“Ajo larry, tocca a te, entra in campo e dimostrami finalmente di cosa sei capace”

“Okay mister” Disse Larry, piangendo ancora più copiosamente, stavolta per la gioia. Entrò in campo e prese posizione giusto all'altezza della metacampo. I difensori della Polisportiva Strazio lo sbeffeggiavano, simulandone lo sguardo teso e strabuzzando gli occhi manco li stessero strozzando, il pubblico lanciava carote e ortaggi, mentre le donne seguitavano a parlare di ombretti, quando dopo un rimbalzo fortuito, la palla finì fra i piedi di Gioacchino.

Gioacchino Larry la guardò come si guarda un meteorite caduto dallo spazio, sorpreso che gli fosse finita fra i piedi, non che qualcuno gliel'avesse passata, sia chiaro, però era una bella soddisfazione comunque.
Dal pubblico un carciofo lo beccò in testa, graffiandogli una guancia.
Larry guardo il pubblico.
Poi guardò i suoi compagni.
Quindi l'allenatore.

Sempre senza battere le ciglia. Le lacrime erano così copiose che sotto di lui sembrava piovesse, quindì partì all'attacco, senza guardare né a destra né a sinistra, ma solo dritto.

Dribblò con eleganza Matusalemme, il giocatore più anziano del campionato, che con i suoi cinquantotto anni aveva già dei nipotini nella primavera, e tutti pensarono ad un caso, quindi scartò Tommaso Biglia, facendogli passare la palla fra le gambe.

Il pubblico era ammutolito.

Larry, arrivato di fronte alla difesa, si era fermato per riflettere sul da farsi, dribblando tre centrocampisti e un difensore come un torero scansa il toro alla carica, poi tenendo in equilibrio la palla sulla testa aveva iniziato a girare attorno all'area di rigore, facendosi inseguire da tutta Polisportiva Strazio.

Arrivato di fronte al portiere Marchette, chiamato così per la sua abitudine di cambiare squadra piuttosto spesso, Larry aveva riportato la palla a terra aveva fintato il tiro e scartato anche lui, lasciando il pubblico di stucco.

I giocatori della Strazio già si stavano mettendo le mani nei capelli, perché non c'era modo di sbagliare un gol così, quando Larry accellerò il passo, scartò anche il palo, uscendo dal campo palla al piede, saltò il cartellone pubblicitario a fondocampo, seguito da un “ohhhhhh” del pubblico, fece un giro su se stesso e guardò, in ordine:

1) Il pubblico
2) L'allenatore
3) I compagni


Poi sbattè finalmente le palpebre, scartò due raccattapalle, tre fotografi e un paninaro sugli spalti, imboccò gli spogliatoi ed entrò in via Garibaldi, scartando auto, tassisti, passanti e puttane, per sparire nei parcheggi di via della mattonella.

E da quel giorno, di Gioacchino Larry non si seppe più niente. Qualcuno disse che era diventato un lottatore di wrestling in Messico, qualcun altro un giocatore di Ping Pong in indocina. 

Ma questa è un' altra storia, e magari ve la racconterà qualcun altro. 

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