lunedì 21 aprile 2014

Favoletta di pasqua

Francesco camminava lungo l'argine del Tevere, l'acqua sporca di febbraio portava con se il solito ammasso d'immondizia, ratti e robaccia gettata dai passanti e dai turisti.

Camminava sull'argine, Francesco, e si chiedeva se non fosse stata colpa sua, in fondo quel licenziamento. Il suo datore di lavoro non s'era mai lamentato, del resto però non era uno che si presentava spesso al lavoro, tendeva piuttosto a gestire le cose in maniera sottile. O come amava dire lui, attraverso i suoi vecchi collaboratori.

Imperscrutabile.
Era stato uno dei Ceo più importanti del mondo, ad ogni sua decisione veniva ascoltato da capi di stato e direttori d'azienda, quello che indossava diventava immediatamente un trend.

Eppure era stato licenziato.

Accanto a lui passò una comitiva di ragazzi, uno di loro strillò un porcaccialamadonnaMajala! E Francesco sollevò per un istante il dito ammonitore, vibrante d'ira, poi si rese conto che non sarebbe servito a niente. Ormai la società era al disfacimento e lui non avrebbe potuto farci un cazzo di niente.

Si guardò la punta delle scarpe e sospirò. Quel paio di jeans non gli rendevano giustizia. E la camicia poi! Quando era ancora il capo usava vestirsi sempre alla stessa maniera, era un trucchetto che usava anche Steve Jobs. Così la gente non ti confonde con qualcun altro, diventi quasi una specie di super eroe. E ora invece jeans e camicia.
Era stata anche colpa sua, pensò. Avrebbe potuto evitare un sacco di scaramucce con gli share holders dell'azienda, e invece aveva deciso di infilarsi in una lotta all'ultimo sangue contro di loro. 
Oh, certo, i clienti ne erano entusiasti, ma stava intaccando il brand dell'azienda, e Dio solo sa cosa può succedere quando il buon nome di un azienda storica viene intaccato!

Il punto è che, ad un certo punto, aveva veramente cominciato a credere che il motto dell'azienda, un' informe caterva di minchiate sul non essere cattivi fosse qualcosa di vero, da mettere in pratica sul serio.

Ma quando ci aveva provato si era reso conto che a far così si perdevano soldi, e tanti. Gli investitori non erano per niente contenti, ma dovevano fare bel viso a cattivo gioco per non scontentare la clientela. Il parco buoi, come lo chiamavano una volta.

E ogni volta che spostava soldi dall'acquisto di armi in Africa per dirottarlo nella creazione di pozzi e autostrade, sempre in Africa, la gente che lo circondava sorrideva, ma pensava: "vecchio coglione".
E mano a mano che i soldi sparivano, la compagnia perdeva pezzi, una cosa impensabile fino a dieci anni prima, eppure era così. Andavano via, volevano creare un'altra azienda con lo stesso target, ma con modalità diverse, l'innovazione dentro la tradizione, dicevano.

E Francesco li aveva lasciati andare, dopotutto perché tenere con se qualcuno che non ha voglia di rimanere?

Fino a quando lo avevano licenziato. Licenziato. Non era mai successo prima, ma beh, si sarebbe dovuto adeguare. E per cosa poi? Per una sciocchezza come una storiella extraconiugale! Tutta colpa di quella hermosa. E okay, aveva avuto anche un figlio da quella bellezza della natura, ma nessuno aveva saputo nulla fino a quando un fotografo di "Chi" non li aveva immortalati assieme, come una famiglia. Aveva provato a spiegare, negare, rimaneggiare, trattare. Ma non era servito a nulla. Non aveva avuto neppure bisogno della lettera di dimissioni, gli toccò andar via a furor di popolo, nella notte, come un ladro.

Per fortuna, quando camminava per Roma la sera, senza indossare quella che era stata la sua divisa per vent'anni, non lo riconosceva nessuno. Cambiare vestiti era stato un po' come quando i super eroi si mettono una mascherina e puff, nessuno li riconosce più. Pensate a Superman. Vestito blu e rosso con un S gigantesca, Superman. Giacca e cravatta Clark Kent, giornalista sfigato.

Ed andava proprio così, tutta la gente che una volta lo avrebbe circondato per toccarlo, abbracciarlo, tirargli una manica, regalargli qualcosa, non si accorgeva di lui.  Era un super eroe decaduto.

Cammina cammina arrivò alla stazione di Roma termini, girò un attimo lo sguardo per trovare il proprio obbiettivo di quella sera, se ne accorse dallo sbuffo di condensa che emetteva mentre dormiva.  Una ragazza buttata contro una parete, ricoperta di stracci colorati che aveva raccattato chissà dove. Se non fosse stato per la condensa non se ne sarebbe nemmeno accorto, e non era la prima volta che si avvicinava a qualcuno di loro per scoprire che non c'era niente che si muovesse ancora sotto quegli stracci.
Niente condensa. Kaputt.
Stavolta però la tizia era giovane, persino carina, pensò Francesco mentre si avvicinava. Si inginocchio accanto a lei e riflettè se non fosse il caso di lasciare la busta lì, senza svegliarla, ma pensò che non avrebbe fatto in tempo a svegliarsi, qualcuno gliel'avrebbe soffiata in un attimo, valeva la pena svegliarla.

La scosse per una spalla, niente. La scosse più forte e la ragazza fece uno strano rumore con la gola, come se dovesse scatarrare, poi aprì gli occhi, spalancandoli, come una bestia che teme di venire acciuffata.

"E tu chi cazzo sei eh? Lasciami dormire in pace e levati dalle palle aoh"

Francesco se l'aspettava. Reagivano tutti allo stesso modo in realtà. Estrasse dalla tasca la busta e l'allungò verso la ragazza che lo osservava come se gli fosse improvvisamente spuntato un terzo paio di orecchie sulla fronte.

"Che è sta roba?" Disse la tizia, indecisa se prendere la busta e scappare, o alzarsi e scappare e basta.



"Un regalo. Prendilo, dentro c'è qualche soldo." Rispose Francesco abbandonando la busta bianca sopra la catasta di stracci, poi si alzò in piedi.

"Guarda che io non lo succhio per soldi eh" Puntualizzò la ragazza.

"Beh, non che me l'aspettassi, però non sarebbe stato male" Pensò Francesco mentre osservava la tizia tirar fuori il contenuto della busta. Erano mille euro.
"Buona Pasqua" disse Francesco, si girò e comincio a camminare verso l'uscita, tenendo le mani una nell'altra, dietro la schiena.




Anche la ragazza si era alzata in piedi, e lo chiamava:

"Ma, scusa amico, davvero vai via così? Non vuoi farmi a fettine allora?" Francesco si girò e scrollò la testa: "No, niente fettine, solo un regalo di Pasqua" qualcosa nel suo viso sembrò colpire la poveraccia che sussurrò: "Ma... Lei non è mica... Lo sapevo io che non era fuggito mica!"

"Si sbaglia signorina, io non sono nessuno, solo un vecchio come tutti gli altri." Quindi si girò e imboccò la porta.

"Grazie santità!" Gridò la ragazza.

"Sta zitta puttana, stiamo dormendo" strillò con voce impastata dal catarro qualcuno da sotto un altra montagna di stracci. Poi silenzio.



Kurdt Agus

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