Gino, carabiniere, sta fermando le macchine per un controllo di routine sulla SS 131, fa cenno con la paletta ad una moto di accostare, il conducente della moto gira la testa e fa un cenno inconfondibile con il dito medio verso gli agenti. Quindi da gas e se la da a gambe.
«Cosa facciamo, Gino, lo inseguiamo?»
«Mah, francamente, Salvatò, non ci conviene, lascialo andare, mica ci conviene inseguirlo. E se il tizio ha una pistola e ci spara addosso?»
«Appunto! Pensa che potrebbe sparare a qualcuno in giro, magari ha trenta chili di coca nascosti su per il culo, mica possiamo lasciare che scappi e faccia quello che gli pare!»
«Macché, sta tranquillo e lascia perdere, segnala la cosa alla radio e pace, non fare l'eroe, coglione.»
Hanno ammazzato un ragazzo di diciassette anni che aveva deciso che saltare un posto di blocco fosse una buona idea. I fatti lo hanno clamorosamente smentito. Probabilmente era meglio un brutto processo che un bel funerale.
E tutti giù a difendere il ragazzo che, come tutti quelli che muoiono, diventa un «bravo ragazzo». Un bravo ragazzo che andava in giro sullo scooter senza casco con un pregiudicato e credeva che non fermarsi ad un posto di blocco fosse una cosa poco pericolosa e salutare.
«Lo fanno tutti, dopotutto, ti pare che succederà qualcosa proprio a me?»
E visto che lo fanno in molti, capita che, ogni tanto, qualcuno paghi anche per quegli altri. Ed è un peccato che abbia dovuto insegnarlo un ragazzetto beccandosi una pallottola in corpo. Evidentemente nessuno, a casa sua ha mai pensato di spiegargli quali sono le regole di base del vivere comune.
Queste regole, a scanso d'equivoci sono:
1) Non s'insultano gli altri senza motivo
2) Non s'imbroglia nessuno a meno che non sia necessario per salvarsi la vita
3) Se la polizia ti intima di fermarti, tu ti fermi.
Sul terzo punto vorrei insistere un attimo, visto che è diventato una questione d'attualità. La polizia e le forze armate sono quelli che si occupano di far rispettare le leggi dello stato nel quale si risiede, per questo motivo quando in Germania un gruppo di barbuti coglioni ha deciso di improvvisarsi «polizia della sharia» la polizei, quella vera, li ha presi a calci nel culo e sbattuti in carcere senza passare dal via. Perché la polizia, se non l'aveste capito, è quella che fa rispettare le regole che vengono decise dalla popolazione.
Oh, so che qualcuno dirà che la polizia in più dì un occasione ha infranto quelle stesse leggi, e mi troverà d'accordo, sono uno di quelli che ha ricevuto anche troppe attenzioni da parte di polizia e carabinieri, uno di quelli che, per come vestiva e come si comportava, o magari, perché frequentava le persone sbagliate si trovava a mostrare i documenti decisamente molto spesso.
Ma questo non si risolve non rispettando le leggi, ma richiedendo che la legge venga rispettata anche dalla polizia.
Non mi sono mai lamentato che la polizia facesse rispettare le regole, potevo avere qualcosa da dire sulle regole, ma non sul fatto che queste regole andassero fatte rispettare. Perché, a meno che non si viva in un regime dove il dissenso viene pesantemente impedito, come in Korea del Nord, allora la ribellione armata è solamente una stronzata, e l'unica maniera per cambiare le cose è mettere la propria vita al servizio della comunità e cercare di cambiarle, non certo infrangendone le leggi e sperando di farla franca.
A volte non la fai franca, amico. A volte ti sparano addosso.
Perché il coraggio non è saltare il posto di blocco, il coraggio è fermarsi a quel posto di blocco. Il coraggio è tornare a casa dopo aver passato una giornata a cercare lavoro, ancora convinto che rubare non è una scelta praticabile se vuoi continuare a guardarti allo specchio.
Perché quelli che hanno ridotto Napoli (e buona parte d'Italia, ad onor del vero) non sono certo quelli che la legge cercano di farla rispettare, ma quelli che cercano di schivarla, aggirarla, modificarla a proprio vantaggio, perché in fondo, a cosa servono i concorsi se ci sono i parenti? A cosa servono i processi se il mio avvocato gioca a bridge con il giudice? Che senso hanno, i posti di blocco in un paese simile?
Il posto di blocco, caro Bifolco, è la dimostrazione fisica del fatto che esista un limite ai propri comportamenti oltre il quale c'è una punizione, punizione che non sempre è quantitativamente equilibrata al delitto compiuto. A volte capita che uno paghi anche per gli altri, purtroppo.
Adesso c'è chi si straccia le vesti urlando all'assassinio di stato, ma pare non vedere la concatenazione di eventi che ha portato una pallottola a schiantarsi contro il petto di un ragazzino di diciassette anni.
E qualcuno tirerà fuori la questione meridionale, i Borboni che erano meglio, il nord che imbroglia e porta i rifiuti chimici al sud, dove vengono sversati, lo stato cattivo che ormai è infiltrato di mafia e ndrangheta, e alcune di queste cose sono anche vere, ma il problema è che tutte queste schifezze sono la conseguenza di un atteggiamento condiviso da tutti.
«In fondo, saltare il posto di blocco, che male fa? Mica stavano ammazzando qualcuno»
Che è il fratello maggiore di quella frase che fa, invece, vediamo se mi ricordo:
« Si, mio zio non paga proprio tutte le tasse, ma sai, dovrà pur campare, o no?»
E a ben guardare, è parente anche di quella che dice:
«Ho degli amici che fanno favori, cos'è un reato? Non vorrete mica fare concorsi per tutto eh»
Lasciatemi aggiungere una cosa che apparentemente non centra un cazzo.
Vogliono togliere il test di medicina, sostituito da una valutazione del corpo insegnante sulla competenza degli alunni dopo la fine del primo anno. Ora potrà sembrare una cosa molto democratica eliminare un test, qualcosa che avvantaggia i poveri cristi che vogliono inseguire il loro sogno di diventare medici, ma lasciatevelo dire, non avete capito un cazzo. Quante probabilità ha il vostro pargolo di venire giudicato idoneo quando ogni docente ha un sacco di parenti che vogliono, guardacaso, fare medicina?
Il test era l'unica cosa che teneva voi, noi, poveri stronzi, sulla stessa linea dei figli del dottore.
Una regola che devono rispettare tutti, ricchi e poveri. Perché i ricchi se le regole diventano più flaccide e malleabili hanno solo da guadagnare, possono piegarle quanto gli pare una volta che sono diventate semplici, non rendetegli il compito più facile, non ne hanno bisogno.
Perché quando l'infrangere la legge è diventato la norma, rispettarla è rivoluzionario.
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