Quando i negri eravamo noi. |
Il senso di giustizia è quella cosa che ti fa cedere qualcosa di tuo senza che tu venga costretto a farlo.
Senso di giustizia è riconoscere che, se anche siamo in una posizione migliore di altri, non è mai solo merito nostro.
Senso di giustizia è tacere quando delle persone sono morte affogate mentre cercavano di acciuffare un'illusione di speranza. E se proprio non si riesce a non esultare, allora farlo in silenzio, perché essere stupidi dovrebbe portare vergogna, non essere motivo d'orgoglio.
Se settecento persone affogano di notte, in mezzo al mare, l'unica cosa che dovrebbe venire in mente dovrebbe essere il dolore, non una segreta, lurida soddisfazione, o peggio, tronfia esultanza.
Quello che vedo in giro, nel 2015 è la dimostrazione che non abbiamo perso niente di quella razza che esultava dentro al colosseo, gridando e sbavando ad ogni fendente, con l'aggravante che chi affoga non può combattere.
E immagino queste persone che, in piazza strillano dopo aver perso il lavoro o che, magari, insultano un politico perché ruba. E descrivono tutto questo come farebbe chiunque.
Non è giusto.
E chissà perché mi viene in mente un giocatore della Juventus che si lamenta per un rigore regalato agli avversari.
«Non è giusto! Ci rubano il rigore!»
«Questi arrivano dal Chievo e poi lavorano sulle nostre strade, trombano le nostre donne! Vi sembra giusto?»
Non è giusto che voi perdiate il lavoro, ma se ritenete giusto affogare nel canale di Sicilia perché credete vi avvantaggi, perché vedete quelle settecento persone come competizione per il pane, allora forse è giusto che perdiate il lavoro.
Perché anche l'imprenditore milionario vuole guadagnare dalle sue fabbriche, non vedo perché dovrei essere dalla vostra parte quando verrete cacciati a calci nel culo dal micragnoso stabilimento dove lavorate per tre euro l'ora.
Anche a me piace giocare al «non è giusto» però preferisco cominciare a contare da quelli che hanno meno di me, altrimenti è troppo facile.
Ho un ricordo molto preciso del momento in cui ho smesso di giocare al «non è giusto» guardando solo ai piani alti. Stavo in Egitto, ad Hurgada nel 2008, uscito dall'Hotel dove lavoravo mi lamentavo con un amico dicendogli che venivamo pagati troppo poco, che settecento euro al mese con pasti e affitto erano una merda.
Ci si avvicina un bambino che avrà avuto, a stare larghi, otto anni.
«Sadik, sadik, i clean your shoes!50 cents!»
Cinquanta centesimi di pound egiziano valevano circa dieci centesimi di euro, e il prezzo era più alto, perché eravamo europei, non turisti, perché si vedeva. Europei.
«Sahib, 5 cents each, I clean ur shois, oghay amico?»
Gli lasciai tutti i soldi che avevo in tasca (5 dollari) e lo guardai andare a casa sua tutto contento, sarebbe stata una grande giornata a casa del «guarnish».
Questo non è giusto, e mentre ci pensate, leggendo dalla vostra poltrona comodissima quello che scrivo dalla mia sedia comodissima, pensate un po' anche a quelli che stanotte sono affogati nell'acqua fredda del canale di Sicilia.
Kurdt.
*Nota: Guarnish era, nel dialetto della zona, sinonimo di lustrascarpe.
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