Sabato sera sono arrivato in treno a Perugia, sapevo che c’era stata già una scossa piuttosto stronza, ma sono uno di quelli che pensa che non si può venire beccati da un fulmine due volte nello stesso posto. Povero coglione. E così mi sono beccato la scossa peggiore dal 1980 ad oggi. Sono arrivato giusto sette ore prima, dopo essere mancato per circa dieci anni. Mi sono beccato è un eufemismo, dormivo. Gli altri se ne sono accorti, io sarei già morto. Ma non è crollato niente, la casa è resistente e antisismica.
Nel 1997, anche lì, ero appena arrivato. Arrivato da pochissimo in convitto a Spoleto, quando, improvvisamente, mi sveglia il rumore di gente che corre e di armadi di metallo che sbattono. Mi sveglio del tutto e scopro che la camerata dove dormivamo in dieci era completamente vuota, solo io non mi ero accorto del terremoto, che era arrivato, graziosamente, la notte.
Esco fuori con il mio pigiama verde merda di bambino e sono tutti terrorizzati. Io sono tranquillo, dopotutto sono vivo e, sopratutto, non mi sono accorto di nulla.
“Che cazzo volete che sia, se manco me ne sono accorto” Dissi a Michele
“Tu non ti sei accorto di niente perché sei un coglione” Rispose lui, con indosso il suo pigiama grigio topo.
“Anche questo è vero” risposi.
“E poi cazzo, guardati in giro, non senti questa puzza? Questo è gas! Si sente la puzza di gas e i cani abbaiano quando c’é un terremoto!” Non lo sapevo. Da quel giorno ogni volta che i cani di merda abbaiavano, magari perché si stavano azzuffando su chi dovesse scopare per primo, il culo mi si stringeva e mi guardavo attorno per trovare la trave più resistente sotto cui ripararmi.
“Vabbé, tanto ormai il peggio è passato no? Cosa vuoi che succeda, domani?”
“Tu non hai capito, potrebbe arrivarne un’altra tra poco, o domani! Magari siamo tutti tranquillo a farci una sega in doccia e ci crolla il tetto in testa. Vallo a spiegare il motivo per cui sei morto con il cazzo in mano, che umiliazione”
“E vabbé, ma mica ti crolla subito il tetto in testa, no? Voglio dire, avrai anche il tempo per mollare il cazzo e cercare di salvarti la vita” Dissi a Michele, che si stava grattando le palle con la mano sinistra. Subito dopo si aggiustò i baffi di pelo canino, con la stessa mano. Quei baffi di merda. Gliel’avevamo detto cento volte di tagliarseli, fummo costretti a tagliarglieli nel sonno, durante un incursione notturna, qualche mese dopo.
“Fai schifo miché, porca troia” Gli dissi
“Tu non hai capito. Se il terremoto mi becca in doccia mentre mi sto facendo una sega, mica posso scappare fuori! Cosa faccio, corro in strada completamente nudo e a cazzo dritto? Meglio la morte” Messa così poteva anche avere ragione.
“Io scapperei
fuori lo stesso, mica staranno a guardarmi l’uccello mentre crolla
tutto”
“Mah, non si scherza con la fama, coglione. Se fai una figura di merda simile non scopi fino ai quarant’anni” Detto questo sputò per terra una matassa di liquido non-newtoniano arancione che, per come la vedevo io, poteva essere radioattivo.
“Ok ok, facciamo che nei prossimi giorni non ci laviamo” Dissi
“Problema risolto”.
La mattina dopo stavo a scuola, non mi ero fatto la doccia per evitare di morire con la scritta “segaiolo” stampata sulla lapide. Il terremoto era l’argomento centrale di ogni conversazione, noi eravamo divertiti, diavolo, il terremoto. Una roba da eroi, il terremoto. Eravamo al piano terra quando la prof d’arte decise di spiegarci come bisognava muoversi in caso di terremoto.
“Dovete infilarvi subito sotto un banco, così evitate che vi caschino dei calcinacci in testa, sono pericolosi sapete?” Guardai il banco che mi stava davanti, una tavola di compensato che si reggeva con lo sputo. Non ci avrei puntato la vita.
Mi misi a far dondolare la sedia della mia compagna di banco, simulando i movimenti che immaginavo facesse il terremoto.
“Sei uno stronzo” Squittì, ma sentivo che si divertiva. Sorrisi e continuai. Aveva le tette grosse, ricordo bene questo particolare. I particolari sono importanti. Chissà come reagiscono le tette grosse alle sollecitazioni telluriche, pensai tra me e me.
“Se non avete un banco vicino, vi dovete infilare sotto un architrave della porta, okay?” Spiegava la prof.
L’architrave della porta sembrava abbastanza resistente, ma quell’edificio aveva come minimo cent’anni. Pensai al cemento che lo teneva in piedi, non mi sembrò più tanto solido. La porta della scuola stava ad una decina di metri da lì. E proprio mentre questa tizia blaterava del terremoto, ecco che, toh, la televisione che stava appesa ad un gancio sul muro, inizia a ballare la rumba.
Poi anche il mio culo comincia a ballare la rumba. E anche le tette della mia compagna là davanti ballano, lei siede tranquilla, crede che sia io, il terremoto.
Poi la televisione cade e si schianta a terra, la prof strilla: “Tutti sotti i banchi!”
Io penso solo che non voglio morire come uno scarafaggio sotto un banco, soffocato dalla polvere o stritolato dalle macerie, così prendo e corro verso la porta che però crolla di fronte a me e m’insegna all’improvviso l’importanza del rispetto dell’autorità.
“Mah, non si scherza con la fama, coglione. Se fai una figura di merda simile non scopi fino ai quarant’anni” Detto questo sputò per terra una matassa di liquido non-newtoniano arancione che, per come la vedevo io, poteva essere radioattivo.
“Ok ok, facciamo che nei prossimi giorni non ci laviamo” Dissi
“Problema risolto”.
La mattina dopo stavo a scuola, non mi ero fatto la doccia per evitare di morire con la scritta “segaiolo” stampata sulla lapide. Il terremoto era l’argomento centrale di ogni conversazione, noi eravamo divertiti, diavolo, il terremoto. Una roba da eroi, il terremoto. Eravamo al piano terra quando la prof d’arte decise di spiegarci come bisognava muoversi in caso di terremoto.
“Dovete infilarvi subito sotto un banco, così evitate che vi caschino dei calcinacci in testa, sono pericolosi sapete?” Guardai il banco che mi stava davanti, una tavola di compensato che si reggeva con lo sputo. Non ci avrei puntato la vita.
Mi misi a far dondolare la sedia della mia compagna di banco, simulando i movimenti che immaginavo facesse il terremoto.
“Sei uno stronzo” Squittì, ma sentivo che si divertiva. Sorrisi e continuai. Aveva le tette grosse, ricordo bene questo particolare. I particolari sono importanti. Chissà come reagiscono le tette grosse alle sollecitazioni telluriche, pensai tra me e me.
“Se non avete un banco vicino, vi dovete infilare sotto un architrave della porta, okay?” Spiegava la prof.
L’architrave della porta sembrava abbastanza resistente, ma quell’edificio aveva come minimo cent’anni. Pensai al cemento che lo teneva in piedi, non mi sembrò più tanto solido. La porta della scuola stava ad una decina di metri da lì. E proprio mentre questa tizia blaterava del terremoto, ecco che, toh, la televisione che stava appesa ad un gancio sul muro, inizia a ballare la rumba.
Poi anche il mio culo comincia a ballare la rumba. E anche le tette della mia compagna là davanti ballano, lei siede tranquilla, crede che sia io, il terremoto.
Poi la televisione cade e si schianta a terra, la prof strilla: “Tutti sotti i banchi!”
Io penso solo che non voglio morire come uno scarafaggio sotto un banco, soffocato dalla polvere o stritolato dalle macerie, così prendo e corro verso la porta che però crolla di fronte a me e m’insegna all’improvviso l’importanza del rispetto dell’autorità.
No,
scherzo, la porta non crolla, ma sarebbe stato divertente.
in circa tre secondi sono fuori dalla scuola, Usain Bolt, baciami il culo. Da fuori vedo tutto l’edificio di cinque piani ondeggiare avanti e indietro come avesse bevuto troppo e non si reggesse più in piedi, il figlio di puttana. Sembrava di fare surf sull’asfalto, tanto si agitava la terra. Nel frattempo i miei compagni di classe stavano raggomitolati sotto i banchi a cagarsi in mano, sperando che la scuola non crollasse, sapevano benissimo che quei cosi non avrebbero retto l’urto di qualche migliaia di tonnellate di roccia e macerie che cade da quindici metri. Ma l’autorità aveva vinto.
Ma se fosse crollato l’edificio, sarei morto pure io, con tutta la mia furbizia stavo esattamente sotto. Mi avrebbe seppellito come una colata lavica, o magari una roccia vagante mi avrebbe beccato in testa. Un tizio era stato beccato in testa da un vaso caduto, perché non una roccia?
In ogni caso la scuola è rimasta in piedi allora, ed è ancora in piedi oggi, io sono ancora miracolosamente vivo, altri dei miei compagni di classe sono schiattati, nessuno per il terremoto.
Ma un paio di cose le ho capite, da quella faccenda. Ci sono cose che capitano e non le puoi evitare, ti piovono addosso all’improvviso, spesso manco te ne accorgi, ti beccano addormentato e puff, sei fottuto. Altre volte quello che dovresti fare, seguendo le regole, potrebbe farti finire sotto
in circa tre secondi sono fuori dalla scuola, Usain Bolt, baciami il culo. Da fuori vedo tutto l’edificio di cinque piani ondeggiare avanti e indietro come avesse bevuto troppo e non si reggesse più in piedi, il figlio di puttana. Sembrava di fare surf sull’asfalto, tanto si agitava la terra. Nel frattempo i miei compagni di classe stavano raggomitolati sotto i banchi a cagarsi in mano, sperando che la scuola non crollasse, sapevano benissimo che quei cosi non avrebbero retto l’urto di qualche migliaia di tonnellate di roccia e macerie che cade da quindici metri. Ma l’autorità aveva vinto.
Ma se fosse crollato l’edificio, sarei morto pure io, con tutta la mia furbizia stavo esattamente sotto. Mi avrebbe seppellito come una colata lavica, o magari una roccia vagante mi avrebbe beccato in testa. Un tizio era stato beccato in testa da un vaso caduto, perché non una roccia?
In ogni caso la scuola è rimasta in piedi allora, ed è ancora in piedi oggi, io sono ancora miracolosamente vivo, altri dei miei compagni di classe sono schiattati, nessuno per il terremoto.
Ma un paio di cose le ho capite, da quella faccenda. Ci sono cose che capitano e non le puoi evitare, ti piovono addosso all’improvviso, spesso manco te ne accorgi, ti beccano addormentato e puff, sei fottuto. Altre volte quello che dovresti fare, seguendo le regole, potrebbe farti finire sotto
una
catasta di macerie fumanti, la soluzione migliore non è sempre
seguire le regole. Di solito
si, ma questa è un’altra faccenda.
Ma spesso, anche trovare una buona soluzione non basta, potrebbe comunque crollarti tutto addosso perché non ha previsto le conseguenze ulteriori del disastro.
Ma la cosa più importante che ho capito è che tutto dipende da una sola variabile. Il culo. Se hai culo non ti cadono vasi sulla testa, se hai culo non arrivi in una zona terremotata poche ore prima del peggiore evento dal 1980 in poi. Se hai culo, insomma, sei salvo.
Ecco, il vero, realistico consiglio che vi dovrebbero di fronte alle disgrazie della vita è questo:
“Abbiate culo”
Ma spesso, anche trovare una buona soluzione non basta, potrebbe comunque crollarti tutto addosso perché non ha previsto le conseguenze ulteriori del disastro.
Ma la cosa più importante che ho capito è che tutto dipende da una sola variabile. Il culo. Se hai culo non ti cadono vasi sulla testa, se hai culo non arrivi in una zona terremotata poche ore prima del peggiore evento dal 1980 in poi. Se hai culo, insomma, sei salvo.
Ecco, il vero, realistico consiglio che vi dovrebbero di fronte alle disgrazie della vita è questo:
“Abbiate culo”
Disclaimer per gli idioti: Questo post è stato scritto, non, come potrebbe pensare un idiota, per insultare le popolazioni colpite dal terremoto, ma per sfogare un po' di rabbia per la situazione. Situazione che, dal 1997 (1980?) non è cambiata di una virgola, con leggi antisismiche non rispettate e una lunga serie di tragedie evitabili.
Kurdt
Kurdt
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