Tanti anni fa, ero in terapia con uno strizzacervelli, avevo 25 anni. Più tempo passava più mi rendevo conto che la mia idea della «vita» era una stronzata. Avevo iniziato ad andarci perché la tizia con cui stavo era completamente pazza. Non è un'esagerazione, una disponibile ad accettare di farsi nascondere da degli spacciatori tunisini della droga nei tubi di casa, è pazza. Per non parlare del resto. Ho cambiato continente pur di starle lontano.
Comunque, all'epoca ero convinto che tutto fosse possibile, che grazie alla mia colossale intelligenza e sensibilità (anche queste da me fortemente sopravvalutate) avrei potuto riparare tutti i problemi, qualunque essi fossero. Riparare i problemi e averne persino un vantaggio.
La verità è che sistemare i problemi, gratis, è impossibile. Altrimenti non sarebbero problemi e qualcuno li avrebbe già risolti. La fame del mondo, per dire, sarebbe già risolta da tempo se solo decidessimo di donare tutti il 10% del nostro reddito ai più poveri. E beh, io per adesso non ho donato un cazzo, non so voi.
E insomma, con il tempo ho iniziato a vedere come le scelte perseguibili in una situazione non siano molte, guardando bene, si possono facilmente ridurre a due, tre opzioni al massimo.
Un esempio pratico.
Devi affittare una casa tramite un'agenzia. Gli agenti immmobiliari sono una spanna sotto gli stupratori seriali in quanto a coscienza morale, questo è noto a tutti. Il tizio cerca di convincerti che può farti un prezzo più basso se non pagate l'iva sulla transazione. E lo stesso vale per la maggior parte dei medici/dentisti/esseri umani del mondo.
Puoi scegliere di risparmiare 200 euro, far contento il leccaculo, danneggiare ulteriormente lo stato (tra parentesi, il tuo datore di lavoro) oppure, dirgli che no, l'Iva la dovete pagare, intristire l'avvoltoio, versare nelle casse dello stato qualche soldo in più e aumentare l'imponibile dell'agenzia di fresconi.
Non ci sono altre soluzioni. Scommetto i soldi che non ho che la maggior parte di voi sarebbe capace di distinguere, sulla carta, quale sia l'opzione «giusta». Quella che poi puoi raccontare in giro.
Ma... Chissà, magari ti ritrovi con il conto in rosso, hai speso 5000 euro per un trasloco inaspettato, la tredicesima non era come te l'aspettavi. O Dio solo sa quali altre ragioni ci sono per risparmiare 200 euro.
La cosa giusta, cari miei, è difficile. La cosa giusta spesso, ti danneggia, anche se migliora la vita a chi ti sta attorno.
E questa la differenza. Se decidi di farla lo stesso, poi il tuo conto in banca sarà ancora più merdoso e avrai problemi a mangiare decentemente per qualche tempo, non potrai fare regali a natale e magari le persone che ti circondano penseranno di te che sei un povero scemo.
Ma almeno quando ti guardi allo specchio potrai sorridere.
E quando dico che le opzioni si riducono, intendo che per alcuni le opzioni non esistono. E quando capisci che per te una cosa sarà sempre in un certo modo, l'unica cosa che puoi fare è prenderne atto. Anche se è dolorosa.
In fondo si tratta di pensare alle conseguenze delle proprie azioni, pesarle, quindi decidere quanta merda si sta buttando fuori. Cerco di scegliere sempre la cosa che riduca la quantità di merda che getto nel mondo, almeno senza ammazzarmi. Così credevo, almeno.
C'è questo bambino, è intelligente. Ha solo avuto la sfortuna di nascere in una famiglia del cazzo. Suo nonno è un pluriomicida al gabbio per sempre, il padre è al gabbio per droga, la madre non è una madre, e lo ha mollato a casa di una tizia che dalla sua è stata arrestata per aver dato asilo, qualche anno fa a parecchi chili di Cocaina e almeno tre pistole modificate.
Suo zio è morto in un'agguato, un'altro è in carcere.
Suo fratello maggiore vive ancora con la madre. L'anno scorso ha dirottato un autobus con una pistola giocattolo. Poi, probabilmente esaltato da questo successo, ha cercato di rapinare un bar, dove alcuni individi più furbi di lui lo hanno puntualmente preso a schiaffi. Aveva 10 anni.
Che scelta ha questo bambino? Nessuna. Nemmeno conosce le alternative, non le ha mai viste.
L'unica persona che può scegliere come agire in questa faccenda sono io e i miei colleghi. La neuropsichiatria infantile non sapeva nulla della situazione, quindi non faceva nulla. I servizi sociali sono allertati, ma ehi, non hanno voglia manco loro di prendere, se va bene, una fila di calci sui denti. Se va male, chissà.
E allora decidi di fare l'unica cosa che puoi fare, cercare di dare una possibilità di scelta a chi non la ha. E vai a parlare con la preside. La preside dice che farà partire un esposto al tribunale.
La sensazione immediata è quella di una manciata di cubetti di ghiaccio che ti s'infilano su per il culo. Se mi avessero accoltellato in quel momento non avrei perso una stilla di sangue.
Ma cosa potevi fare? Forse sarà comunque inutile. Forse l'unica conseguenza sarà venire odiato dalle persone sbagliate. Magari quel bambino non troverà l'imbocco di quel percorso che vorresti indicargli. Potresti addirittura peggiorare le cose. Quello che sai con certezza è che, se non si fa niente, il risultato sarà scontato e lui finirà a far compagnia a tutta la sua famiglia, al gabbio.
E allora la fai, la cosa giusta. E almeno per stavolta puoi ancora guardarti allo specchio senza sputarti in faccia.
Sperando che il rinculo della tua stronzaggine non sia così forte come te lo immagini.
Kurdt.
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