Prima di scrivere questo articolo ci ho pensato un bel po'. In linea di massima l'unica cosa che può venirne fuori per me è "un sacco di rotture di palle" mentre sul fronte dei vantaggi, nessuno in vista. A meno che non consideriate una colonscopia rettale, un "vantaggio".
Arriviamo subito al sodo, ho cercato di aiutare la madre di
un bambino cinese, Xie, ad iscriverlo alle scuole medie. Per voi che
non conoscete come funzionano le scuole, spiegherò brevemente come
funziona.
Si
può, in teoria, scegliere qualsiasi scuola si voglia, dopotutto sono
scuole pubbliche, no? Si, in teoria. In realtà, no.
Perché
le scuole pubbliche non crescono come i funghi, nel nulla, ma
sono legate a doppio filo al quartiere dove nascono e crescono. Nascono in un quartiere e a quel posto sono legate, per sempre. E per
dimostrarlo mi toccherà raccontare una storia, capitata poche
settimane fa.
Vi
presento Xie, si legge "Scìé" per i non sinofoni, ma
tutti a scuola lo chiamano "Fish",
sua
madre quando parla con me lo chiama "Pesce".
"Maestro, pesce non sta bene oggi"
"Beh signora, da quanto tempo lo tiene in frigo?"
"No frigo, Pesce mio figlio, non voglio mica ammazzarlo, pesce diarrea"
"Sarà delizioso signora"
Meraviglie della traduzione diretta. Fish non ama particolarmente la scuola, sia chiaro, quando è arrivato, l'anno scorso, senza parlare una parola d'italiano, è stato un bel grattacapo per gli insegnanti e per la classe, del resto se non sai manco come dire "ehi, devo andare al bagno a pisciare" arrabbiarsi è l'unica cosa che possa attirare l'attenzione.
"Maestro, pesce non sta bene oggi"
"Beh signora, da quanto tempo lo tiene in frigo?"
"No frigo, Pesce mio figlio, non voglio mica ammazzarlo, pesce diarrea"
"Sarà delizioso signora"
Meraviglie della traduzione diretta. Fish non ama particolarmente la scuola, sia chiaro, quando è arrivato, l'anno scorso, senza parlare una parola d'italiano, è stato un bel grattacapo per gli insegnanti e per la classe, del resto se non sai manco come dire "ehi, devo andare al bagno a pisciare" arrabbiarsi è l'unica cosa che possa attirare l'attenzione.
Ma
fish
ha anche un fantastico talento per l'arte, suo padre è un pittore e
lui sembra pronto a seguire i suoi stessi passi. I genitori, dopo
essersi accorti del talento del figlio hanno pensato:
"Beh,
qual è il posto giusto per l'arte? Dove possiamo portare nostro
figlio per assicurarci che impari l'arte e la metta da parte?"
"L'Italia!
Caravaggio, Raffaello Sanzio, Leonardo, Dante!" Avrà detto il padre
"Chi
cazzo è questo Dante?"
"Nessuno,
non ti preoccupare, uno sfigato"
E
così lo hanno portato in Italia. Non deve essere facile una scelta
del genere e mi va di precisare che non si parla certo di una
famiglia povera, altrimenti una cosa del genere, se la sognavano i nostri sbafariso a tradimento. Comunque, visto che quest'anno finisce la quinta elementare è sorto
il problema di "dove
lo iscriviamo alle medie?"
la risposta, dopo un attento controllo delle opzioni è stato un
istituto, lo Spiga, piuttosto noto per l'attenzione
verso i talenti artistici degli alunni.
La
mamma di Xie, che si chiama Wong,
o
almeno così mi pare di aver capito. Dopo avermi osservato tentare di
pronunciare il suo nome un paio di volte senza molto successo, mi ha
detto "vabbé
dai, chiamami Wong e tanti saluti al secchio". La mamma di pesce insomma, mi
ha chiesto di accompagnarla a fare l'iscrizione, visto che il suo
italiano è quasi peggio del mio cinese.
Quando
ho visto dove si trovava la scuola, ho percepito il primo problema, mi è apparso Giorgio Armani sul muro della metro, con un bastone della sua maison che mi urlava:
"Tu non puoi passave!"
la scuola si trova nel centro di Milano, per arrivarci abbiamo dovuto attraversare via Montenapoleone, un luogo dove mi sento a mio agio quanto un termosifone a Dakar, in vetrina c'erano giubbotti che costavano 18.000 euro. Diciotto-Mila-Euro. Per quella cifra mi aspetto che, come minimo abbiano scuoiato tre quarti della fauna di visoni del mondo. E invece no, sono pure ecologici, il che significa "nessun animale è stato ferito per la produzione di questo giubbotto". Li disprezzo, ma ne sono calamitato, voglio dire, se li vendono, qualcuno li compra. E se qualcuno li compra, mi piacerebbe conoscerlo.
"Tu non puoi passave!"
"Tu non puoi passave, cavo, a meno che non acqvisti questa bellissima sciarpa di puuuvissima seta. Solo 995 euvo per te, cavo." |
la scuola si trova nel centro di Milano, per arrivarci abbiamo dovuto attraversare via Montenapoleone, un luogo dove mi sento a mio agio quanto un termosifone a Dakar, in vetrina c'erano giubbotti che costavano 18.000 euro. Diciotto-Mila-Euro. Per quella cifra mi aspetto che, come minimo abbiano scuoiato tre quarti della fauna di visoni del mondo. E invece no, sono pure ecologici, il che significa "nessun animale è stato ferito per la produzione di questo giubbotto". Li disprezzo, ma ne sono calamitato, voglio dire, se li vendono, qualcuno li compra. E se qualcuno li compra, mi piacerebbe conoscerlo.
"Ciao,
sono quella che ha comprato il giubbotto in
eco-pelle-vegan-friendly-glutenfree da diciottomila euro."
La
fisserei incredulo per il tempo necessario a far ruotare la galassia
attorno al proprio asse, poi le chiederei:
"Perché?"
Lei non potrebbe rispondermi perché a quel punto sarebbe morta da
parecchio, la galassia ci mette un sacco di tempo a ruotare sul proprio asse.
Nel vuoto cosmico, nessuno può sentirti bestemmia... |
Comunque.
Siamo arrivati in segreteria e ho chiesto all'applicata.
"Buonasera,
volevo iscrivere un ragazzo alla prima classe della scuola
secondaria, è possibile? "
La
mia amica Wong non era vestita da parata, io nemmeno, ma eravamo
ampiamente
nei limiti della decenza, ancora lontano dal livello "se
t'incontro sul treno cambio sedile, con quella faccia sei come minimo
uno stupratore, un ladro, o magari tutt'e due." che
mi ha dato più d'un grattacapo nella vita.
"Dove
vive il bambino?"
"Via
dei gatti numero zero, seconda stella a destra verso il mattino, in fila per tre col resto di due, sotto il ponte di baracca con
Pierino che canta Via Paolo Fabris 43" Ho
detto io, simulando intelligenza.
Sicuramente questi che lavorano al centro di Milano sono geniali, capiranno l'ironia. Ho visto la mano avvicinarsi pericolosamente al pulsante che fa arrivare la polizia. No, non apprezzano.
Sicuramente questi che lavorano al centro di Milano sono geniali, capiranno l'ironia. Ho visto la mano avvicinarsi pericolosamente al pulsante che fa arrivare la polizia. No, non apprezzano.
"Cioè,
volevo dire che vive in Via Periferia Nord di Milano, non so se ha
presente, un posto simpatico. Se volete possiamo anche
prendere un caffè insieme, dopo che iscrivete il bambino". Wong
mi guardava preoccupata, rivalutando la fiducia concessami in prima istanza.
L'applicata
di segreteria mi parlava come fossi stato un partigiano
spagnolo e lei una soldatessa franchista.
"Beh,
ma non può, mica fa parte del nostro bacino d'utenza, deve pensare
ad iscriversi ad una scuola diversa.
"Eh
no" Le
ho detto, perché di regolamentazioni scolastiche qualcosa ne so:
"Il
bambino può presentare la domanda dove gli pare, se poi non avete
posto, sta a voi dimostrarlo"
La
ragazza ha fatto dietrofront, si è infilata nelle profondità della
segreteria, riemergendo con in mano dei fogli che elencavano le
caratteristiche che permettevano di ottenere "punti" utili
all'iscrizione.
Ed
erano cose tipo:
- Genitori residenti in zona
- Genitori che lavorano in zona
- Fratelli iscritti alla scuola
- Alunno con disabilità certificata
E avete capito dove voglio arrivare. Ho spiegato alla mia amica Wong cosa significavano quei fogli e cosa avrebbe dovuto rispondere (No-No-No-No-No) e ho riconsegnato i fogli.
Poi ho chiesto un numero di protocollo. Panico. Dovete sapere che il "numero di protocollo" è semplicemente un numero che identifica la pratica che state avviando in segreteria, la segreteria è obbligata a darlo, per ragioni ovvie, deve essere dimostrabile che si è fatta una richiesta.
"Noi
non rilasciamo numero di protocollo" Mi
ha detto la solerte impiegata.
"Come non rilasciate il numero di protocollo? Mica è opzionale, non è che vi sto chiedendo di dipingere le pareti della palestra di verde pisello utilizzando delle bacche spremute da un contadino Afghano minorenne"
"Come non rilasciate il numero di protocollo? Mica è opzionale, non è che vi sto chiedendo di dipingere le pareti della palestra di verde pisello utilizzando delle bacche spremute da un contadino Afghano minorenne"
Lei
mi ha semplicemente fissato incrociando le braccia. Ho fatto
rapidamente i miei calcoli. Ho pensato che, chiamare la forza
pubblica, in quel momento, avrebbe forse significato riuscire a far
iscrivere il bambino all'anno successivo, ma lo avrebbe
forse condannato ad un anno in un posto dove, in fondo, non lo volevano. Così mi sono solo fermato in attesa.
"Non rilasciamo numero di protocollo" ha
ribadito lei, forse convinta che il mio aspetto dismesso nascondesse
anche un difetto dell'udito, una sordità provocata, per dire,
dall'esplosione di una granata nel mio paese d'origine, il Burkina Faso.
O una rara malattia che colpisce solo quelli con il mio fenotipo genetico.
O una rara malattia che colpisce solo quelli con il mio fenotipo genetico.
Così
siamo rimasti a guardarci, come una coppia d'innamorati, per il tempo
necessario a far cadere gli ultimi fiori dai rami dei ciliegi di
Yokoama. Uscito dalla scuola, non ero molto ottimista, ma non sapevo
come spiegarlo a Wong.
"Vedi,
amica mia, la vita a volte è ingiusta, ci sono determinate
situazioni in cui provi a fare tutto il possibile, scali le montagne,
ti vesti giusto, contatti le persone corrette e..."
"Non
lo prendono eh? L'ho capito da come ti guardava appena siamo entrati.
Sono cinese, mica cogliona. " Mi
ha seccato lei.
E
la verità è proprio questa. La scuola di cui parlo non ha fatto
niente di "illegale"
(Salvo non dare il numero di protocollo, quello è illegale al 100%)
ma il problema non è questo. Il problema è che, nella scuola
italiana, per come è strutturata, i poveri vanno a scuola con i
poveri, ed i ricchi vanno a scuola con i ricchi. Perché i poveri
vivono in un quartiere come il mio, mentre i ricchi vivono al centro
di Milano.
La
mia scuola ha una percentuale di "stranieri"
che
si aggira attorno al 40% mentre la scuola in centro sta attorno al
10% (e ho il sospetto che non siano proprio lo stesso "tipo"
di
stranieri).
Sia chiarissimo che non ho niente in contrario ad una scuola con un sacco d'immigrati, molti dei miei studenti migliori erano e sono "immigrati" e la grinta che tirano fuori quei bambini è ammirevole. Ma la quantità di lavoro che richiede una prima elementare con 6 bambini su 20 che non parlano una parola d'italiano, che ve lo dico a fare?
Sia chiarissimo che non ho niente in contrario ad una scuola con un sacco d'immigrati, molti dei miei studenti migliori erano e sono "immigrati" e la grinta che tirano fuori quei bambini è ammirevole. Ma la quantità di lavoro che richiede una prima elementare con 6 bambini su 20 che non parlano una parola d'italiano, che ve lo dico a fare?
E
non è una cosa che succede per caso, questa è la scuola italiana by
design. Se
esistono le scuole
ghetto, è solo perché si vuole tenere, consapevolmente o meno, le
scuole "buone".
Che
poi è un po' la stessa cosa che si è fatta con gli ospedali, si
tengono buone quelle quattro strutture d'eccellenza e poi, quatti
quatti, si definanziano (termine
simpatico per dire che si scavano via tutte le risorse) alle altre. E se non vivete nella zona giusta,
potete
anche andarvene affanculo. O farvi curare in una struttura
privata, dove vi spiumeranno come tordi.
Lasciatemi sottolineare una cosa. Nelle scuole "buone"
non
è che vadano a finire i migliori insegnanti eh. Quelli buoni
davvero, vanno nelle scuole in rovina, perché sanno che lì il loro
contributo è importante e fa
la differenza.
Così,
se mi stai leggendo e sei un banchiere che vive in un loft in
Duomo, valuta di mandare tuo figlio da noi, non te ne pentirai.
Kurdt.
Stupenderrimo.
RispondiEliminaDavvero tutto bellerrimo. Solo mi ero perso il passaggio in cui tu dopo il rientro dalle terre australi assurgi al divino culto dell'insegnamento.
Tantissimi auguronzoli