sabato 7 dicembre 2024

Di Ceo morti e altre fregnacce

 

 

 Un paio di giorni fa hanno ucciso a pistolettate il capo di una grossa assicurazione sanitaria, in pieno centro a New York. Sui proiettili il killer aveva inciso :"Delay, Deny, defend"  (Ritarda, nega, difendi

 una citazione del libro Delay, Deny, Defend: Why Insurance Companies Don't Pay Claims and What You Can Do About It 

Ritarda, nega, difendi: Perché le compagnie assicurative non pagano i risarcimenti e cosa puoi fare a riguardo.

Un libro che parla di come il sistema sanitario americano, il più costoso al mondo, sia basato su compagnie private che non hanno alcun interesse nella salute della popolazione. Hanno un incentivo economico a fregarsene

Pensate che "non è vero, perché se non mi piace la mia assicurazione sanitaria, allora posso andare e cambiarla e loro impareranno che non è così che si fa, cattivi, tò, tò" ?

Una cosa che funziona solo nelle fantasie bagnate dei troppo giovani, o in alternativa, dei cretini. O dei giovani cretini. Prova ne sia che gli americani pagano più di tutti gli altri sia in termini assoluti che in termini percentuali, circa il 16% della spesa finisce direttamente in salute, con risultati discutibili. 
Ma non siamo qui per discutere il sistema sanitario americano, la premessa da cui parto è che sia disfunzionale è aggiunga una quantità enorme di spese amministrative (2500$/anno) al sistema sanitario che non esisterebbero se venisse gestito come sono gestiti i sistemi sanitari nazionali. Per dire, il Canada, a poca distanza, paga solo 500$ all'anno di spese amministrative pro capite, una differenza mostruosa. Tenete conto che l'Italia spende circa 2500$ di spese sanitarie pro capite, IN TOTALE. 

E sono obbligato ad aggiungere che, il sistema sanitario nazionale è in gran difficoltà perché mancano le risorse. Risorse che andrebbero cercate dove i soldi ci sono, strappando il cuore agli evasori. 

Ma figurati. Ci vediamo al prossimo condono tombale, quando ci spiegheranno che il problema sono, non so, i medici. O gli insegnanti.
 
Comunque, il tizio che ha ammazzato il presidente della United Healthcare è diventato in pochissimo tempo un eroe nazionale, ci vuole poco per capire il perché, posso ben immaginare come ogni famiglia abbia avuto delle storie dell'orrore negli ultimi dieci anni.Da destra a sinistra, la popolazione americana odia le assicurazioni sanitarie.

E così, quando in un paese dove tutti sono armati, qualcuno ha deciso di agire in maniera diretta. O almeno così pare. E la distanza tra istituzioni e popolazione non potrebbe essere più evidente. La popolazione inneggia all'assassino come ad un nuovo eroe popolare, mentre i ricchi lo considerano un criminale, il peggior criminale, perché colpisce direttamente loro, non i poveri del ghetto, ma loro, i ricchi, i potenti. Che non dovrebbero avere nulla da temere.

Detto questo, magari mi sbaglio, però per quanto affascinante, la teoria che l'assassino sia un tizio qualunque arrabbiato contrasta con l'esecuzione professionale dell'azione. Un azione pianificata nei dettagli, da qualcuno che sapeva dove trovare l'obiettivo, che ha sparato senza esitazione e poi si è fatto di nebbia in pochissimo tempo.
I ricchi hanno sempre avuto un sacco di nemici, gente che magari non ha remore ad investire dei soldi per, diciamo, risolvere i problemi.   Questo non cambia l'assoluta gioia con cui è stata accolta la morte del tizio dalla popolazione, su reddit non ho visto nessuno difenderlo, il post di cordoglio che l'assicurazione aveva messo su Facebook è stato chiuso, la risposta prevalente era la risata.
E magari se non la paura, sapere che la popolazione tutta riderebbe e gioirebbe della tua morte, quello magari un po' di effetto te lo fa ugualmente, anche se sei ricco e senza scrupoli. Se non altro perché ti sta indicando che il pentolone della pressione sociale è al limite e non c'è nessuna valvola di sicurezza per ridurla, anzi, i piani dell'amministrazione Trump indicano chiaramente l'opposto.

Ma se gli americani odiano così tanto gli oligarchi, le assicurazione e i ricchi, perché mai hanno eletto Trump?

Trump è un rivoluzionario. O almeno ha l'aura del rivoluzionario, parla come uno che non è parte di quell'ambiente, è bravissimo a vendersi come uno che può "bonificare la palude" intendendo il governo degli Stati Uniti.  Aggiungeteci che è bravissimo a raccontarsi come l'ultima venuta di Cristo signore e avete un candidato ideale per tutti     quelli che s'interessano alla politica una volta ogni quattro anni. Un Berlusconi geneticamente modificato con ancora meno etica.

Un tizio che ha scelto nella sua squadra di governo solo gente oscenamente ricca e ha dichiarato che, l'obiettivo  del suo governo è quello di ridurre le tasse, tagliando i servizi. Ha persino messo un altro pomposo cretino, Elon Musk, a capo di un'agenzia per ridurre le spese del governo.  E se credete che taglieranno le spese dell'esercito, ho un colosseo poco usato, chiavi in mano, da vendervi.

Quando gli americani si renderanno conto che stanno venendo tagliate le poche cose che evitano di crepare a loro e ai loro cari (Medicare/Medicaid/foodstamps) la situazione si farà esplosiva nella nazione con il maggior numero di armi pro-capite e un livello di ignoranza misurabile in Sievert. Le persone infuriate vorranno un colpevole e, potete scommetterci, il dito verrà puntato su tutti, gli immigrati cattivi, i cinesi, gli stranieri che importano merci nel nostro paese!

Tutti verranno citati, salvo i veri colpevoli, gli unici in fondo, che, da questa situazione ci hanno guadagnato. E se anche così la popolazione non si sarà calmata, perché comunque di mangiare, che vi piaccia o no, è piacevole.

Allora si fa la guerra, un modo vecchio come il cucco per far fare soldi ai ricchi e far stare zitti i poveri.


La mia speranza è che, prima che si arrivi a questo gli americani capiscano da dove arrivano i loro problemi e, in un momento di estrema lucidità, spingano il paese verso un futuro pacifico e progressivo.

L'alternativa è agguantare la pistola, results may vary. 




sabato 30 novembre 2024

India

 


L’anno scorso sono andato in India. Non ne ho mai scritto, ma mi sono girato l’India per un mese e mezzo, Perché l'India? Perché no?

perché sono curioso, curioso di posti dove la gente non vuole andare, l’India ha vinto la competizione, ma  c'era anche il Congo, Guatemala, o Burkina Faso.

Sono stato in Svezia, non fa per me, gli svedesi non ti guardano nemmeno se ti riempi di benzina e ti dai fuoco in mezzo alla piazza, roba da maleducati guardare qualcuno che si ammazza, pare.

Per arrivare in India intanto serve un biglietto, quello è facile, da Milano arrivi a Nuova Delhi, fai scalo da qualche parte, nel mio caso in Polonia, mangi un hamburger e prendi un volo con un sacco di altra gente.  Soprattutto indiani.

Sull'aereo ero l’unico che non si è tolto le scarpe,  gli indiani si tolgono le scarpe ovunque, in qualsiasi condizione, non importa se i piedi non sono stati lavati da settimane.  Nella cabina si è formata una brina densa,aromatizzata al formaggio, il pranzo, con Indian Airlines, lo respiri.   

All’arrivo a Nuova Delhi, ti accoglie un'atmosfera leggermente meno densa di quella   trovata sull’aereo, ho trovato un tassista, legittimo quanto una moneta da tre euro, e mi sono fatto trasportare all’”albergo”.
Più ci avvicinavamo, superando branchi di cani, gente che trasportava carretti, macchine, cavalli, scimmie, cani, cani e, ancora, cani, cominciavo a sospettare di aver sbagliato i miei conti.  “siamo arrivati” mi ha detto il tassista.
E fuori non c’era niente. Una strada di terra battuta con gente che stava cominciando la propria giornata in una delle città più popolose del mondo. Se andate in India è pensate di dover viaggiare parecchio, non portatevi una valigia, meglio uno zaino, le ruote non vi servono a niente quando la strada è poco più di una mulattiera.

“Siamo arrivati, ecco l’albergo”
insiste lo pseudo tassista, indicandomi una palazzina che avevo già visto, a Gaza.

Per un po’ non sono sceso, non vedevo l’albergo, né niente che avrei potuto definire come una strada, una quantità di monnezza che Il Cairo può solo sognarsi, faceva sembrare quel posto una discarica. L’odore in particolare, ricordava quello di una pecora lasciata in putrefazione per settimane.

Per entrare in “albergo” devo saltare una decina di persone che dorme all’entrata, e non sono dei barboni, sono persone che lavorano DENTRO l’albergo. La stanza, se possibile, è peggio. Le lenzuola sono umidicce, spero per l’ambiente circostante e non per altre, più disgustose ragioni. Se volete un consiglio, in India non fidatevi delle foto di Booking. Né delle recensioni, sono finte.

Mi avevano avvertito di non bere acqua, in nessun caso, nemmeno se minacciato di morte, nemmeno sotto la doccia, pena il cagarsi addosso in maniera immediata ed esplosiva. E ovviamente la stessa cosa valeva anche per i denti, non lavarseli mai con l’acqua del rubinetto, che in India, mi era stato detto, equivaleva a bere l’acqua del water.

Le prese elettriche ai lati del letto erano smontate, so che suona un cliché, ma facevano scintille quando infilavi la spina. La cosa positiva era che le prese indiane sono, in qualche modo compatibili con le nostre, quindi non avevo dovuto comprare un adattatore. Questa cosa che puoi risparmiare dieci euro mentre bruci assieme a tutto il palazzo dovrebbe consolarvi.

Valutando la possibilità di morire folgorato all’interno di una catapecchia, ho aperto la finestra, aspettandomi che desse sulla strada, ma, no, dava su un buco mefitico all’interno dell’edificio. Buco in cui si concentravano tutti i vapori dei bagni dell’albergo, con un mix di aromi che,profumi doriente, scansatevi.  La porta di entrata della stanza non si chiudeva.

L’India mi stava raccontando chi era, ma io non avevo nessuna intenzione di ascoltarla, la stronza, così ho pensato che sarebbe stata una buona idea andare per strada e cercare una sim indiana con traffico dati, perché vi assicuro, a Nuova Delhi perdersi è veramente un attimo. Sarei dovuto uscire e andare, praticamente a caso, ero pronto.

Provate a chiudere gli occhi e immaginate una strada piena di persone, aggiungete tutto quello che vi viene in mente. Sono sicuro che mai, MAI, riuscireste ad immaginare il caos assoluto che mi si parava davanti.

Risciò, Macchine, motorini, uomini a piedi, uomini in bici, asini che trascinavano un carretto, uomini che trascinavano un carretto, cani, cani,buchi per terra con gente che spuntava fuori strillando, buchi nei muri con gente che saltava fuori, gente che ti parla, gente sui pali, in cima agli autobus, arrampicata sui ponti. Gente alle finestre.

Gente.

Persone buttate per terra ai lati della strada, spazzatura di ogni tipo, rigagnoli di liquido che a giudicare dall’odore erano composti da acqua e escherichia Coli in egual misura.
Bambini in mutande che vengono cambiati da madri amorevoli, tizi che cagano dove capita, altri cani.

Una ragazzina, con delle penne in mano, che dormiva per terra, circondata da cani che dormivano lì attorno, aveva l'età che poteva avere uno dei miei alunni, dormiva anche lei.  Ma non andava a scuola come i miei alunni, lei. 


E lì, di fronte a quella visione, la mia fantasia dell’India veniva spazzata via in un colpo solo dal rumore assordante dei Clacson suonati in contemporanea da tutti, compreso l’asino, che ragliava con tutta la forza possibile. In india la gente suona il clacson per far capire dove si trova, come se fosse un sonar per avvisare gli altri di non spostarsi in una o nell’altra direzione. O magari sono solo stronzi e vogliono assordarti. 

Forse è per questo che l'India è il più grande produttore di santoni da Buddha in avanti, per resistere a certi posti mantenendo una parvenza di sanità mentale, ti serve una filosofia. Altrimenti li ammazzi tutti.


E se siete arrivati fino a qui, bene,  queste sono le cose brutte, dell’India. Quelle che vi dicono tutti quando tornano da quel paese, nessuno vi dice che mentre cammini per le strade, ogni tanto ti arrivano zaffate di gelsomino che coprono qualsiasi altro odore, gelsomino e limone che sembrano arrivare direttamente dal paradiso. Credo sia stato quel profumo a farmi decidere per continuare a camminare fino alla stazione, perché avevo visto posti peggiori, ero stato in zone di guerra, figuriamoci se non avrei potuto sopportare Nuova Delhi.
E così ho fatto, ho nuotato tra la gente, come un salmone controcorrente, arrivando fino alla stazione centrale, parlando con chi voleva parlare e salutando chi mi salutava.

Mentre cercavo un pranzo ho visto una gang di scimmie derubare della frutta una signora che, incazzata nera, gli ha lanciato dietro un masso. Le scimmie sono da tutte le parti in India, ti guardano attentamente, pronte a fregarti qualsiasi cosa di commestibile tu abbia in mano, le persone normali sono abituate a questa continua lotta per lo spazio vitale e non ci fanno più tanto caso, ma per le scimmie, quelle sono incazzate, pronte a piantarti i canini nel collo, se pensano abbiate un buon sapore. Scherzo, alle scimmie non avvicinatevi troppo però, se non volete diventare uno snack occidentale.

La sera sono andato a prendere la ragazza che aveva deciso di accompagnarmi per un pezzo del viaggio, ragazza di cui, malgrado io avessi promesso e fossi assolutamente certo che niente di romantico sarebbe sorto da quel viaggio, mi sarei innamorato.
Perché non puoi fare un viaggio in India con qualcuno così, come andresti a Verona. Andare in India con qualcuno significa fidarti ciecamente di quella persona, perché può, e lo farà, succedere di tutto.

E quella persona diventa l’unica cosa stabile.

Con questa ragazza, che si chiama Maria,nome assolutamente vero e non di fantasia, qualche giorno dopo abbiamo preso un treno, seconda classe, diretto ad Agra, la Capitale dello stato, perché volevamo vedere sto Tajii Mahal.

La cosa più interessante di Agra non è stato il Tajii mahal, che per chi non lo sapesse è una gigantesca tomba dedicata ad una delle mogli del Rajah, quella preferita, o quella che gli rompeva meno le palle.

La cosa più interessante di Agra è stata Nassim, un autista di TukTuk che abbiamo conosciuto lì, aveva la mia età ma non mi sarei stupito ne avesse avuto venti in più, campava tutta la sua famiglia con il suo lavoro e teneva un piccolo diario dove le persone che portava in giro sulla suo ape piaggio modificata scrivevano di lui. E scrivevano cose gentilissime, perché Nassim era (e spero sia ancora) una persona gentilissima.

E rimanere gentile vivendo in una situazione simile non è facile, me lo ripeto quando mi viene voglia di incazzarmi perché qualcosa non è andata come preferivo.

Ad Agra ci siamo anche resi conto che Maria si era portata dall’Italia una confezione di carne di mucca secca, un’ idea eccezionale farlo in un paese dove la mucca è considerata sacra e non puoi manco darle un calcio, figurati mangiartela.
Comunque, abbiamo fatto sparire le prove in un sabbath alimentare contro le cornutissime divinità indiane e abbiamo buttato la confezione fuori dall’albergo, per nascondere le prove.

Per trovare un cestino ad Agra ci vogliono dai 60 minuti alle dieci ore, difatti la popolazione considera “cestino” tutto lo spazio fuori da casa propria.

Parlando di gente che dovrebbe diventare presidente della Repubblica, ho incontrato un ragazzo che trasportava in giro il suo chiosco di banane, e con trasportava in giro intendo che letteralmente svolgeva il ruolo che altrove avrebbe fatto un asino, e mi sono fermato a comprargliene un paio.

10 rupie(15centesimi)”
Gliene allungo cinquanta e gli dico di tenere pure il resto. Lui mi fa di no con la testa, e me li rende.
Glieli riallungo, non mi servono.
Quello mi dice che le banane costano così, non gli serve di più, non è così povero, dopotutto.

E ok, lezione di vita da bananaro di Agra, Kurdt prendi e porta a casa.

Non fatevi illusioni, la maggior parte degli indiani non è così, come per tutti i posti, la maggior parte della popolazione fa schifo al cazzo.
Se in India vi chiedono soldi e non glieli date, ricordatevi di non ascoltarli quando vi diranno che il posto che state cercando è esattamente dall’altra parte della città. Gli indiani, quando non fai quello che vogliono e sei uno straniero, mentono.

Ho dato da bere il caffellatte agli elefanti a Jaipur, hanno una lingua gigantesca, e degli occhi colossali e tristissimi. Forse erano solo quelli che ho trovato io, perché li costringevano a fare i cretini per i turisti, scarrozzarli in quella mezza riserva che gli avevano creato, e poi tornare al loro posto, dove gli aspetta una catena alla zampa come premio.

Catena che, posso scommetterci, avrebbero potuto rompere a piacimento, ma per andare dove? Lo sapevano pure loro che dall’India è difficile andare via.

Sempre a Jaipur durante una passata di monsono sono entrato in un tempio Giainista, dove, senza dire una parola hanno fatto vedere a due tizi completamente zuppi e scalzi, tutta la storia della creazione.

Ho incontrato Soni, un gioielliere a cui ho comprato un sacco di pietre che mi sono portato dietro in un contenitore con su scritto “Mandorle affumicate”.

Abbiamo preso un altro treno, stavolta in prima classe, per andare a vedere il deserto dei Tartari, al confine con il Pakistan, c’é una cittadina che si chiama Jaisalmer. Abbiamo perso il treno perché mi sono dimenticato di che giorno fosse. Abbiamo fatto un nuovo biglietto. Se credete che le file da noi siano caotiche, poveri voi, In India la persona che sta dietro di voi in fila non ha nessun problema a superarvi e guardarvi male. Oppure a starvi così attaccata da poter sentire l’aroma del loro profumo scrauso.

Ad un certo punto ho sentito qualcuno, in un accesso di rabbia elitista,gridare “mi avete rotto i coglioni, adesso vendo le birkenstock e vi compro tutti”.

Il biglietto siamo comunque riusciti a farlo.

Mentre aspettavamo sulla banchina una scimmia ha rubato il pane ad un bambino che è scoppiato a piangere, così sono passato a comprargli un pezzo di cioccolato e gliel’ho portato, cosa che lo ha fatto immediatamente smettere, okay, missione riuscita, ti meriti proprio la medaglia di brava persona e bravo insegnante.
Il fratellino del derubato però comincia a piangere, perché, a lui, nessuno dà del cioccolato.
Il padre dei pargoli, messo all’angolo si dirige verso il chiosco dei dolciumi, fissandomi come a dire:

Guarda cosa hai fatto, cretino”

Nel frattempo la scimmia sta lottando per la vita e per il pane, circondata dalle sue amiche che vogliono un pezzo del bottino. Nessuno è mai contento.

I treni indiani sono lenti, ma sono comodi. Tutti hanno a disposizione un letto ribaltabile che diventa panchina, così se uno è stanco può decidere di sdraiarsi, cosa che quando il tuo viaggio può facilmente durare dieci ore, ha senso.

E nel viaggio verso il Deserto dei Tartari, guardavo fuori e vedevo passare l’India più povera, ancora più povera di come la immaginate, con fiumi di plastica che terminano in isolotti, roba che microplastiche levatevi, qui facciamo le cose in grande. Solo macro.

E lentamente quei paesaggi desolanti si sono trasformati in sabbia, attorno a noi solo la notte, la luna, l’odore della mia compagna di viaggio.

La stazione di Jaisalmer ha solo due binari, uno che va ancora più lontano, verso zone ancora più dimenticate da Dio, e una che torna verso Jaipur, e finalmente c’è meno gente attorno.
C’è un ostello a Jaisalmer, si chiama Crazy Camel, organizzano pure i giri nel deserto, un ora di macchina, dieci ore di cammello per vedere alla fine il deserto al confine con il Pakistan mentre delle pulci ti mordono il culo con tutta la loro forza.

Per puro caso a Jaisalmer ho anche incontrato Luca che di mestiere fa l’influencer, malgrado questo è una brava persona. Viaggia e fa video, è interessante, non un povero stronzo come me.

E ve lo devo dire, io in quel posto mi sono innamorato, che innamorarsi in India sembra difficile, ma solo perché siete prevenuti, gli esseri umani si sono innamorati per millenni in posti molto peggiori dell’India attuale. L’antica Babilonia, per dire, noi la conosciamo per i giardini pensili, ma non credo che avessero i bagni, la puzza in città doveva essere peggio di quella di Calcutta.

Che poi io non mi sono manco innamorato a Calcutta, io mi sono innamorato nel deserto, mentre non c’era niente di terribile attorno a me, la luna splendeva sulla sabbia e non c’era bisogno di nient’altro.

Anche le pulci nel sacco a pelo sembravano fatte apposta per innamorarsi.

E comunque, dicevo, gli esseri umani nel passato si sono innamorati dopo che una pandemia ha sterminato entrambe le famiglie di Urg e Burg, nomi onomatopeici di due scimmie antropomorfe. Portate rispetto, sono i vostri antenati, se non avessero trovato sexy il puzzo di decomposizione, voi non sareste qui.

E forse il mondo, a pensarci bene, sarebbe migliore.

Comunque, sto girando un sacco attorno a questa cosa che mi sono innamorato in India, perché non mi piace parlare di queste cose, motivo per cui ne scrivo solo adesso, più di un anno dopo, quando oramai la ragazza è sparita completamente dalla mia vita, dopo avermi conosciuto meglio. Io comunque dopo non mi sono innamorato più, non credo di essere fatto per questa cosa di innamorarmi, quando una ragazza mi chiede se la amo, di solito rispondo “no, ma ti stimo moltissimo”.
E quelle se la prendono sempre a morte, come se questa cosa che io rispondo dicendo che le amo potesse eliminare il dramma della morte, l’assoluta assurdità del vivere, o il fatto che il loro parrucchiere è chiuso il lunedì pomeriggio.

No, seriamente, il fatto che qualcuno vi dica “ti amo” non cambierà il fatto che quella persona non la riconoscereste camminando per strada, tra qualche anno. Pensate alle vostre ex fidanzate, quante sareste capaci di riconscerle per strada, adesso?

Eppure, anche se amare non ci salverà dalla morte fredda dell’universo, beh,  aiuta.

Sicuramente più che accumulare soldi, bombardare villaggi di poveri cristi in medio oriente, leggere saggi deprimenti su Celiné, o abusare di benzodiazepine. 

Quindi se non avete niente da fare, innamoratevi, fatelo anche per me, che non sono tanto bravo a farlo.

sabato 16 novembre 2024

1933

 


Stiamo come nel 1933 ma con una macchina di pagliacci ficcati dentro una cinquecento e con i palestinesi al posto degli ebrei, nel posacenere.

Non nutro nessun ottimismo per gli anni prossimi venturi, e non è Donald Trump, il problema, non più di quanto non lo fosse il pittore fallito senza alcuna capacità di comando, nel 1930.

Il problema è che la capacità di riflessione e comprensione della realtà secondo parametri condivisi, sta sparendo, soppiantata da una corsa a chi riesce ad accumulare più soldi su questa zattera lanciata a folle velocità nello spazio intergalattico,  zattera a cui stiamo facendo più buchi possibile, pregando non affondi. 

 Guardo i miei alunni, splendidi bambini, adorabili, di religioni diverse,  nazioni diverse, e penso che no, loro non si scannerebbero mai per un pezzo di terra da qualche parte. Poi ci penso e ricordo che sono capaci di litigare perché uno li ha guardati troppo a lungo, distruggendo la mia idea di un governo guidato da Bambini. Sarebbe l'apocalisse nucleare. 

Scrivo poco perché cerco di osservare il più possibile, e dire solamente quello che veramente penso non sia ancora stato detto, e la verità è che sono un povero stronzo, amen.

Ma la situazione politica degli ultimi dieci anni mi sembra veramente incredibile, ovunque mi giri ci sono conati fascisti, in Francia Macron, da bravo liberale, decide di consegnare il paese alle destre, malgrado le elezioni avessero detto esattamente l’opposto.
L’America manco a dirlo, è un circo di nani e ballerine con, sotto il tendone, un colossale arsenale nucleare pronto a saltare in aria ad ogni momento. E se pensavate che gentaglia come John Bolton fosse guerrafondaia, preparatevi alla nuova infornata di cretini che spingeranno per una guerra con Iran (manco a dirlo) ma soprattutto, la CINA.

Non so se vi rendete conto dell’impatto che potrebbe avere una guerra con l’Iran, uno stato che ha quattro volte la popolazione dell’Iraq, missili balistici a lungo raggio e la possibilità di chiudere completamente lo stretto di Hormuz.

Ammesso e non concesso che l’Iran non abbia armi nucleari, credete lo andrebbe a raccontare a voi, se le avesse? Probabilmente le terrebbe come arma di estrema istanza nel caso peggiore di tutti, se dovesse fronteggiare una possibile disintegrazione.

Se una guerra contro l’Iran è drammatica e avrebbe conseguenze mai viste negli ultimi 80 anni, una guerra contro la Cina può essere descritta solo in un modo, distruzione totale, per tutti, assicurata.

La Cina è una nazione organizzata, industrializzata, con tutte le risorse che le servono per mantenere una guerra prolungata contro chiunque, con una popolazione che appoggia il proprio governo. Gli Stati Uniti hanno sicuramente un esercito impressionante, ma Trump sembra intenzionato a permettere alla Russia di Annettere l’Ucraina, probabilmente sperando di farne uno strumento in una guerra d’attrito contro la Cina.

Questa cosa non succederà mai, Putin non è uno stupido, sa perfettamente che non c’è da fidarsi degli Stati Uniti, la Russia ne ha sicuramente esperienza diretta nella transizione post URSS, non si lascerà certo convincere con due caramelle e una perlina.

Stessa strategia che credo voglia venire utilizzata con Israele, Trump chiederà a Nethanyahu una tregua, giusto il tempo di permettergli di fare un giro di applausi e poi via, tutti insieme ad annettere la West Bank, sognando di trasformare Gaza in un Grande lido balneare.

Bisognerà solo fare attenzione ai cadaveri che la risacca porterà a riva, ogni tanto, ma magari un po’ di sangue si mescola bene con il cemento.

E no, se vi venisse il dubbio, non condono in nessun modo le azioni di nessun terrorista, solo includo anche l’IDF nel computo dei terroristi, come includevo l’esercito americano durante la guerra dell’Iraq. Essere uno stato nazione non esonera dal rispettare i diritti umani.

Ma Israele rispetta i diritti umani dei palestinesi, e se non li rispetta, è tutta colpa di Hamas, che ci obbliga a bombardare le tendopoli e annettere la west Bank”. 

Se ci credete davvero, guardatevi allo specchio, siete stupidi. Magari non ve l'hanno ancora detto, ma siete stupidi. 


martedì 30 aprile 2024

Di Israele Palestina e altre tragedie

 

"Continua il processo di pace, dodici morti"
 

Il conflitto israelo-palestinese è una tragedia senza fine. 

Tra gli aspetti positivi però, se ti viene una battuta divertente, la puoi riutilizzare finché campi. 

Mi costa scriverne perché so che qualunque cosa dica, difficilmente aggiungerà alla situazione, migliorandola, mentre esiste il rischio palpabile che, in qualche modo, la peggiori.

Possiamo cominciare a parlare di chi ha ragione e chi a torto, in quella terra ingombrata da troppe divinità,  credo sia l’approccio sbagliato, è importante conoscere la storia, sapere come siamo arrivati qui,ma, ancora più importante è sapere chi più ne stia soffrendo.

La settimana scorsa Yanis Varoufakis avrebbe dovuto partecipare ad un congresso sulla palestina in Germania, l’evento è stato bloccato, impedito a lui di parlare.  Cosa avrebbe detto di così terribile, se avesse potuto farlo? Sappiamo che la Germania ha regole dure a difesa della popolazione ebraica, e ci sono buone ragioni storiche per queste regole. Ma sarebbe stato, quello di Varoufakis un discorso nazista?

Sentiamolo, questo discorso.

For if a single Jew is threatened, anywhere, just because she or he is Jewish, I shall wear the Star of David on my lapel and offer my solidarity — whatever the cost, whatever it takes.

So let’s be clear: if Jews were under attack, anywhere in the world, I would be the first to canvass for a Jewish congress in which to register our solidarity.

Similarly, when Palestinians are massacred because they are Palestinians — under a dogma that to be dead and Palestinian, they must have been Hamas — I shall wear my keffiyeh and offer my solidarity whatever the cost, whatever it takes.

Universal human rights are either universal or they mean nothing.

Ovvero:

Se un singolo Ebreo fosse minacciato, ovunque nel mondo, solo per il fatto di essere ebreo,indosserò la stella di Davide sulla mia giacca e offrirei la mia solidarietà a qualsiasi costo. Per essere chiari, sarei il primo a spingere per una conferenza ebraica dove dimostrare la nostra solidarietà.

 

Allo stesso modo, quando i palestinesi sono massacrati per il fatto di essere palestinesi, con la pretesa che se sono morti e palestinesi, allora devono essere stati membri di Hamas, allora vestirò la mia Kefiah e offrirò la mia solidarietà a qualsiasi costo.

I diritti umani universali o sono universali o non significano niente.

Sono d'accordo con lui.

Quando c’è stato l’attacco di Hamas ad ottobre dell’anno scorso, ho provato orrore, dolore per tutte quelle persone, ne ho condiviso la sofferenza e ho anche avuto da discutere con quelli che: “beh, se la sono cercata, se lo meritano”. Perché no, non se lo meritano. Nessuno merita di essere ucciso. Tutti quelli che augurano ogni male al popolo Ebraico, sono fascisti del cazzo. 

Questo è un fascista, un fascista pure stupido, a giudicare da come si veste.

Questo modo di ragionare è esattamente quello che ha permesso a questa situazione di proseguire per decenni. Il modo di ragionare di persone che guardano la situazione dall’esterno, senza fare la fatica di cercare di capirla per davvero. E so che questo non mi porterà simpatie. 

Vi racconto una faccenda di cui mi vergogno profondamente oggi.

Tanti anni fa, quando ero un ragazzino in un collegio del centro Italia, ci fu l’attacco dell’11 Settembre alle torri gemelle, all’epoca la pensavo proprio così:

Ben gli sta agli americani, dopo che hanno bombardato da tutte le parti, che bombardino anche loro”

A ripensarci adesso rabbrividisco alla stupidità di quella “riflessione”. Quelle persone morte non avevano niente a che vedere con quello che era successo in altre nazioni, colpirle non avrebbe prodotto niente di buono.

Questa era anche la posizione di Bin Laden quella che “non c’erano americani innocenti, avevano deciso di votare per quei presidenti, quindi erano colpevoli di quelle azioni”. Una follia, colpire gente innocente perché, in potenza, avrebbe potuto fare qualcosa per modificare la politica americana, senza riconoscere che le uniche persone che avevano (e hanno) un qualche potere in America, sicuramente non sono gli elettori.

Questa è anche la posizione di Israele sui palestinesi e onestamente, lo è da molto tempo.  Negli ultimi sei mesi, ho sentito cose che mi hanno fatto desiderare di strapparmi le orecchie,  basta leggervi il caso proposto contro Israele dal Sudafrica alla corte di giustizia internazionale (corte di cui né Israele né gli stati uniti fanno parte). Tra le nazioni che non hanno firmato (o hanno ritirato la firma) lo statuto di Roma che riconosceva la corte abbiamo:

China, Iraq, Israel, Libya, Qatar, the U.S., and Yemen.   Una bella compagnia quando si parla di diritti umani. Israele si rifiutò di firmare perché venne inserito tra i crimini perseguibili, anche il trasportare parte della propria popolazione in territori occupati.

Mhhhh, chissà come mai.

Ancora più interessante è come, quando la Russia ha invaso l'Ucraina, ho sentito forte e chiara l'indignazione degli americani, Biden definiva giustif
icato il mandato di cattura del tribunale penale internazionale. E io sono d'accordo con lui! 

Peccato che proprio oggi (29/04/2024 n.d.a.) il parlamento americano stia minacciando conseguenze gravi contro la corte se osa emettere dei mandati di cattura internazionali contro Nethanyahu e compagnia. Deve essere una cosa divertente poter decidere con quali sentenze sei a favore (Putin e Russia) e con cui sei sfavorevole giocando con una giustizia internazionale à la carte, che ci piace quando colpisce i nostri avversari, ma appena appena prova ad aprire la bocca sui nostri crimini, allora bisogna minacciarla di ritorsioni. Gli stati uniti sono proprio la città brillante in cima alla collina a cui tutti, tutti, dovremmo ambire. 
Del resto, come puoi essere d'accordo con il mandato di un tribunale che tu stesso, non riconosci? Per farlo devi diventare un campione di ginnastica mentale, nel caso di Israele, fresca di ieri mattina è la dichiarazione dell'ambasciatore Israeliano che
"Srebrenica non è stato un genocidio

Arrestate putin, ma se condannate uno dei nostri, vi bomb... Vi minacciamo di ritorsioni.
 

Per chi di voi non conoscesse la storia, il massacro di Srebrenica, o genocidio di Srebrenica, avvenuto durante la guerra dalle truppe bosniache con a capo Ratko Mladić in una zona protetta dalle nazioni unite, vide l'uccisione di 8000 musulmani. Vi racconto anche qualcosa che difficilmente conoscerete, sapete chi era responsabile di mantenere l'ordine nella zona? I caschi blu olandesi dell'ONU. Che, mentre era in corso un massacro, si stavano allegramente divertendo con donnine fornite dai bosniaci. Addirittura aiutarono i serbi a dividere tra donne bambini e maschi, che successivamente sarebbero stati massacrati.

Dopo una lunga serie di processi, per la vergogna suppongo, adesso gli olandesi non inviano quasi più truppe in nessun processo di pace.  Vengano a farci pipponi sull'etica.

La decisione sulla definizione di genocidio non è una decisione che fai tu, caro ambasciatore, che quello di Srebrenica si debba classificare sotto il termine di genoicidio è stato deciso dalla corte internazionale di giustizia nel 2007.

E in ogni caso, se proprio qualcuno dovesse lamentarsi, dovrebbe essere il paese che di quel genocidio è stato accusato, in questo caso, la Serbia. Peccato che, proprio il ministro per gli affari esteri serbo abbia risposto all'ambasciatore israeliano dicendogli:

"Sei una vergogna per la diplomazia e umanamente un disgraziato"

Ovvero, persino un esponente del paese che ha compiuto quel crimine ti dice "hey, imbecille, non cercare di sminuire quell'evento solo perché stai cercando di emularlo" allora stai proprio raschiando il fondo. 

Giusto per rinfrescarci la memoria, ecco solo alcune delle frasi che i massimi esponenti del governo Israeliano hanno avuto il coraggio di cacciar fuori. Partendo innanzitutto da Ben Gvir, ministro della sicurezza nazionale israeliano, un tizio così estremo che Calderoli potrebbe solo allacciargli le scarpe.

Il sorriso di uno che ha appena scorreggiato in ascensore

the war with Hamas presented an "opportunity to concentrate on encouraging the migration of the residents of Gaza

La guerra con Hamas presenta l'opportunità di concentrarsi sull'incoraggiare la migrazione dei residenti di Gaza.

 Una frase che indica chiaramente come la pensi il tizio sulla popolazione della striscia di Gaza. Ma se non fosse abbastanza chiaro:

"We cannot withdraw from any territory we are in in the Gaza Strip. Not only do I not rule out Jewish settlement there, I believe it is also an important thing

Non possiamo ritirarci da alcun territorio della striscia di Gaza. Non solo non precludo degli insediamenti lì, credo anche che sia importante averli.   

Questo sta strillando "PULIZIA ETNICA" e ovviamente non è l'unico a fare questo genere di commenti. Tutto il governo Nethanyahu la pensa esattamente come lui. 

 Ora io sostengo che non sia necessario preoccuparsi tanto di quello che viene detto, ma sembra evidente come la società Israeliana è diventata nei decenni via via più fascista, fino a quando, adesso, "l'unica democrazia del medio oriente" ha completato la sua deriva ed è diventata un etnostato con regole chiaramente diverse per gli ebrei e tutti gli altri. E quindi quello che importa è guardare a quello che viene fatto, non quello che viene detto.

E quello che viene fatto e piuttosto evidente. La popolazione palestinese è stata fatta marciare dal nord della striscia, concentrandola a poco a poco in quella che doveva essere una "zona sicura" a Rafah.  Andate a Rafah! Lì sarete al sicuro mentre noi eliminiamo Hamas! 

 

Rafah. Veniteci. È sicuro.

Una delle favole che più mi piace è la storiella dell'esercito Israeliano come quello più etico del mondo.

C'è veramente qualcuno che ci credeIl Sud-Africa, uno stato che, modestamente, di Aparheid se ne intende, ha portato Israele di fronte al tribunale penale internazionale con l'accusa di genocidio. E lo ha fatto proprio perché entrambe, Israele e il Sud-Africa hanno firmato il trattato di Ginevra sul genocidio del 1948. Ho seguito il processo con attenzione, le accuse del Sud Africa sono ben evidenziate e difficili da ribattere.

La difesa di Israele si è concentrata su 3 punti.


1) COME VI PERMETTETE DI ACCUSARCI DI GENOCIDIO! A NOI! NOI SIAMO GLI UNICI CHE HANNO SUBITO UN GENOCIDIO! 

 2) Il Sud Africa è peggio di noi! (che anche se fosse vero non avrebbe nessun importanza)

 3) È STATO KHAMAS NOI CI STIAMO SOLO DIFENDENDO.


 

Questa cosa che, se qualcuno fa una cosa mostruosa allora ti da l'autorizzazione di fare peggio di lui non ha senso. Immaginate un attimo, un terrorista vi entra in casa e uccide i vostri genitori (o un fratello, lo zio, o tutti quanti, vedete un po' voi chi odiate di più) e scappa con il coltello insanguinato dentro una scuola piena di alunni ed insegnanti.

Voi quel terrorista vorreste scuoiarlo vivo e appendere i suoi resti al sole per farne un tappeto da battere ogni giorno. Vi si avvicina un comandante dell'esercito e vi dice:
"Siamo riusciti a trovare una soluzione per farla pagare a quel bastardo, bombardiamo la scuola e lo facciamo fuori. Non riuscirai a farci un tappeto, ma vendetta è fatta"
"Ma così moriranno anche un sacco di persone innocenti"
direte voi, sempre che vi sia rimasta addosso un minimo di umanità. La vostra decisione non sarebbe si bombardiamo la scuola e facciamo fuori il criminale. La prospettiva dell'esercito israeliano invece è che non importa quante siano le vittime, è più importante far fuori un singolo elemento di Hamas che salvare cento civili.
Questo è falso! L'esercito israeliano fa la più grande attenzione a proteggere i civili palestinesi!

(Peccato però che gente come il ministro delle finanze Bezalel Smotrich non esista il popolo palestinese. Mica puoi trattare con gente che manco esiste)

(e peccato che il presidente israeliano abbia chiarito che non esistono civili innocenti a Gaza)

 “It is not true this rhetoric about civilians not being aware, not involved. It’s absolutely not true. They could have risen up. They could have fought against that evil regime which took over Gaza in a coup d’etat.”

 "Questa retorica sui civili ignari, non implicati, è assolutamente falsa. Si sarebbero potuti ribellare, avrebbero potuto combattere contro il regime malvagio con un colpo di stato"

Una retorica strana considerando che nella striscia circa il 50% da esseri umani sotto la maggiore età.  
Non ha nessuna importanza quanti civili, quanti bambini, muoiono. Perché tanto i civili, a Gaza, non esistono. E con questo la metamorfosi è completa.  L'essere umano di suo è cablato e programmato per provare compassione per quelli che considera indifesi, siano essi bambini o adulti, ci vuole una gran fatica per costringerlo a fregarsene della sofferenza degli altri.

I nazisti avevano fatto campagne durate decenni dove descrivevano gli ebrei come "topi"
"ladri" e in generale non-umani. E comunque le cose più diaboliche continuavano a venire nascoste, perché per il tedesco medio sarebbero state comunque oscene.
Nello stesso modo la propaganda Israeliana (hasbara) descrive i palestinesi come non entità, malvagi e, anche i bambini, potenzialmente terroristi. Quindi responsabili. Questo si riflette poi sulla società civile Israeliana, che produce perle come questi video virali, fatti per prendere in giro le sofferenze dei palestinesi.


Se non sei manco umano, la tua sofferenza mi produce gioia. Sono sicuro che, se avessero avuto i social media nel 1940, questo sarebbe stato il tenore dei video prodotti dai nazisti.

E l'esercito più etico del mondo coagula questo ethos in sistemi come "where is daddy" e "lavander" in pratica un'intelligenza artificiale decida autonomamente quali sono i bersagli da colpire, accettando un numero di vittime "collaterali" di 15/20 a 1. Ovvero per ogni presunto militare di Hamas colpito si possono accettare anche 20 vittime civili. Sotto quest'ottica diventa più semplice comprendere il bombardamento del campo profughi di Jabilia dove sono morti un centinaio di civili, apparentemente perché un alto papavero di Hamas vi si nascondeva dentro. O il campo profughi di Al-Maghazi.

O qualunque altro cazzo di posto nella striscia di Gaza, perché attualmente in quel posto qualsiasi cosa che si muove viene bombardata, perché, ricordatevelo, non esistono né i civili palestinesi né il popolo palestinese. E visto che non esistono, l'esercito più morale del mondo può creare delle kill zones dentro le quali uccidere chiunque si muova. 

E quelle persone magicamente diventano "militanti di Hamas" Facile così. Se ti ho ucciso, allora sei colpevole. Non ci credi? Cazzi tuoi, se non fossi stato colpevole non ti avrei ucciso, perché io sono l'esercito più morale del mondo TM, diffidare dalle imitazioni.

E siamo arrivati insieme alla fine di questo lungo articolo, siamo arrivati a parlare di tragedia. Perché alla fin dei conti, questa è una tragedia. Una tragedia per i palestinesi, una tragedia per gli Israeliani, anche se le conseguenze potrebbero non essere ancora evidenti alla maggioranza. Una tragedia per l'umanità intera, in fondo, una tragedia perché non sembra esserci una soluzione.

E questa è la materia di cui sono composte le tragedie, le vedi dipanarsi da lontano, sai dove cadranno, puoi prevedere esattamente quando la miccia prenderà fuoco, incendiando tutto il palco, i protagonisti, persino il pubblico. E non puoi fare niente. 

Perché non sei abbastanza intelligente, abbastanza forte, abbastanza astuto da trovare una soluzione. Quanto mi piacerebbe, raccontarvi come si fa a trovare una pace giusta, che tenga conto delle terribili sofferenze a cui entrambi i popoli sono stati sottomessi, in tempi diversi, dai corsi e ricorsi storici.

Ecco perché è una tragedia. 

N.B. Se volete leggere qualcosa che proponga, in qualche modo, delle soluzioni, un libro interessante è "palestina e Israele: Che fare?" di Noam Chomsky e Ilan Pappé. 

martedì 23 aprile 2024

L'oscura arte di non capire un cazzo

 

"So di non sapere" avrebbe detto Socrate(S)

 

 

Posso con sicurezza dichiarare che non so un cazzo.

Non è più falsa modestia. Scrivo così poco perché ogni volta che comincio mi sembra di non avere niente da dire che non sia già stato detto da qualcuno, in modo migliore rispetto a come lo avrei detto io, molto tempo prima che io anche solo lo pensassi.

Quindi, ecco, lo ammetto, non so un cazzo.

E ci ho messo pure un sacco di tempo a capirla, questa cosa di essere un pirla. Quando avevo vent’anni ho creduto sul serio di essere un genio, uno che, porca troia, capiva le cose per davvero, una mente fine.

A vent’anni ero anche una delle persone più instabili che abbia mai conosciuto, c’è da dire, cosa che non aiutava. Effettivamente più sei infelice più hai bisogno di credere di avere in tasca qualche verità rivelata per andare avanti, altrimenti dovresti fermarti e ammettere che sei un povero stronzo, come tutti.
 

Che in fondo tiri a campare, come tutti. 


Che ti piacciono le stesse cose che piacciono agli altri. Magari rimaneggiate un po’ diversamente, ma “gli altri”  non sono poi così male.

A me ci sono voluti vent’anni, casini, più droghe di quante ammetterei mai, arresti, cambi di nazione e casa ogni sei mesi, disastri, e rischiare di morire più spesso di quanto uno dovrebbe, per capire la verità.

Verità che possiamo riassumere facilmente in una sola frase.

Puoi anche ascoltare gli 883.Si, è okay, non diventi stupido.

PURE LIGABUE.

Poi basta però che altrimenti ti devi sputare da solo in faccia, c’è un limite a tutto.

Non esiste nessuna lista di cose che un deve conoscere o fare per essere a posto, e cose che invece, se sei una persona intelligente, non devi fare né ascoltare, pena la morte. Una volta stavo ascoltando un musicista sulla spiaggia, suonava Jazz con il piano, suonava tutto quello che gli passava per la testa, sigle dei cartoni animati mescolate con laura pausini e con Miles Davis. Era eccezionale. Prendeva quello che gli serviviva dove lo trovava, ed era bravo.
 

 Se potessi dare un consiglio al me stesso del passato, sempre se quel me stesso avesse mai ascoltato il consiglio di un quarantenne,  sarebbe stato:

Leggiti Stephen King, se piace ad un sacco di gente non significa per forza che sia una merda e, in ogni caso, prima di decidere che è una merda, dovresti assaggiarla”.

E avrei scoperto con un decennio di anticipo uno dei miei scrittori preferiti.

Questa cosa del non sapere un cazzo l’ho dovuta capire spendendoci un sacco di tempo ed energie, che poi non significa che tutto quello che dico sono minchiate, non credo di essere stupido, semplicemente, non così speciale.
E anche quando ci azzecco con una previsione o un ragionamento che finisce per rivelarsi giusto, mi viene da pensare:

da qualche parte ho avuto culo”.

Tra parentesi questa cosa che la maggior parte di noi gira per il mondo convinta di avere capito tutto produce anche disastri terrificanti, in particolare tra persone intelligenti che, per qualche tempo, riescono ad aver ragione, rinforzando l’idea di aver capito tutto.

Porto ad esempio numero (1) Elon Musk.

Voi sarete d’accordo con me nel ritenerlo un pallone gonfiato borioso e stronzo. Ma non è sempre stato così, all’inizio quando voleva solo fare macchine elettriche e magari spedire razzi su marte, poteva anche stare simpatico.

Poi ha fatto caterve oscene di soldi, si è circondato di gente che:

“Si hai ragione capo, come sei intelligente, per favore lasciami pulire le tue scarpe con la mia lingua” E adesso ha una comfort zone fatta da nazisti e Ketamina.

Che andiamo, se devi prendere abitualmente Ketamina per stare meglio, probabilmente stai sbagliando qualcosa nella vita, ve lo posso assicurare.

Per concludere, manco questa cosa del non capire un cazzo è molto originale, è stata detta molto prima di me, da gente molto migliore di me, alcuni ci hanno pure creato una religione. E no, non è quella del tizio che credeva di essere figlio di Dio, se per caso aveste qualche dubbio.